Breve Storia e Origini del Nomadismo Digitale

Come nasce il termine “Nomade Digitale”? Chi ha teorizzato questo movimento? Chi è stato il primo nomade digitale? Scoprilo in questa breve storia sulle origini (e sul futuro) del nomadismo digitale.

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Alberto Mattei: Sono il fondatore di Nomadi Digitali. Un progetto di comunicazione collaborativo e autofinanziato che nasce nel 2010 con l'obiettivo di diffondere anche in Italia la cultura del lavoro da remoto e del nomadismo digitale. Il mio obiettivo? Crescere un movimento di persone più libere e più felici per rendere il nostro mondo un posto migliore.

Pubblicato il: 24 Maggio 2022 | Categoria:

Come Nasce il Termine “Nomade Digitale”?

Il termine “Digital Nomad” ( Nomade Digitale) appare per la prima volta nel 1997 come titolo di un lungimirante e intrigante lavoro accademico condotto dallo scienziato informatico Dr. Tsugio Makimoto insieme allo scrittore professionista David Manners.

La tesi centrale dello studio è che il bisogno umano e antropologico di muoversi e gli inevitabili cambiamenti determinati dallo sviluppo delle nuove tecnologie digitali, avrebbero presto portato alla nascita di nuove comunità di lavoratori remoti itineranti, che Makimoto e Manners definiscono per la prima volta “nomadi digitali”.

Per i due autori, convinti del potere rivoluzionario delle reti di comunicazione ad alta velocità e della miniaturizzazione dei dispositivi mobili, il nomade digitale era il rappresentante di uno stile di vita futuro, in cui chiunque avesse accesso a tecnologie portatili sarebbe stato libero di muoversi e di viaggiare il mondo portandosi dietro con sè il proprio ufficio. Con l’ingresso delle tecnologie mobili nel consumo di massa, quella rivoluzione non si è fatta aspettare.

Stime non ufficiali ci dicono che oggi ci sono circa 35 milioni di persone nel mondo che si definiscono “nomadi digitali” e questo numero è destinato ad aumentare rapidamente nei prossimi anni.

I capitoli più interessanti del libro Digital Nomad trattano dei probabili effetti concomitanti del nomadismo sullo stato-nazione e sulla società:

  • i governi futuri – di fronte alla maggiore mobilità delle persone – si troveranno a dover competere per trattenere nel proprio territorio i cittadini e le tasse
  • il nomadismo digitale “diluirà il potere del nazionalismo” poiché i cittadini globali sostituiranno un’identità fondata su un paese d’origine con “tribù” basate su interessi condivisi.

Questo è esattamente quello che oggi sta avvenendo…!


Altri Studi Interessanti sul Nomadismo Digitale

L’emergere del fenomeno “nomadi digitali” è stato teorizzato e previsto da autori, intellettuali e ricercatori anche in epoche antecedenti agli anni 90. Chiaramente queste visioni del nomadismo digitale erano molto diverse da quelle attuali, tuttavia, questi autori si sono distinti per la loro lungimiranza.

Arianna Dagnino

Un interessante studio accademico (antecedente a quello di Makimoto e Manners) sui nuovi scenari di nomadismo culturale nell’era contemporanea, è quello della scrittrice, giornalista e studiosa italiana, con cittadinanza australiana e naturalizzata canadese, Ariagna Dagnino, che nel 1996 pubblica “I NUOVI NOMADI Pionieri della mutazione, culture”.

“I NUOVI NOMADI Pionieri della mutazione, culture” è una sorta di manuale filosofico che ha contribuito alla definizione del concetto di neonomadismo (o “global nomadism”), indicando con ciò il nuovo approccio esistenziale e il nuovo stile di vita deterritorializzato e itinerante della nascente classe internazionale dei “lavoratori della conoscenza” (“knowledge workers”).

“I Nuovi Nomadi di Arianna Dagnino” è stato introdotto come testo di riferimento presso diverse università, tra cui la Sapienza di Roma e la Statale di Milano.

L’autrice scrive: “..Sono coloro che, per stile di vita, amano attraversare frontiere (fisiche o psichiche non fa differenza), si fanno contaminare da saperi e linguaggi diversi, rifiutano di radicarsi in un’identità fissa, costrittiva e infelice.
Sono i pionieri di un nuovo modo di intendere il lavoro (mobile), la carriera professionale (multipla), il modo di relazionarsi con gli altri (vero, senza diaframmi).
Cos’è Internet per loro? Una Rete che, invece di imprigionare, apre insperati orizzonti di libertà…”

E Ancora…

McLuhan:

nel 1962 il saggio pubblicato dall’Università di Toronto “La galassia Gutenberg: nascita dell’uomo tipografico” portò nel linguaggio comune termini come Villaggio globale e Galassia Gutenberg. McLuhan in questo saggio analizza gli effetti che i media e le loro tecniche di comunicazione hanno sulla cultura e sulle persone. Il suo “villaggio globale” è una metafora della riduzione delle distanze fisiche in tutto il mondo a causa della maggiore capacità di comunicare e scambiare idee attraverso Internet. (E sì!…McLuhan predisse la nascita di Internet, anche se, ovviamente, usando termini diversi). Nella sua visione, la maggiore velocità e facilità di comunicazione avrebbero dovuto riunire tutte le funzioni sociali, creando così l’impressione di distanze fisiche ridotte.

Toffler:

saggista statunitense che definiva sé stesso un futurologo, Alvin Toffler per molti anni ha studiato i mezzi di comunicazione di massa e il loro impatto sulla società e sul mondo della cultura. Nel 1980 pubblica “La Terza Ondata” un testo dove disegna la storia evolutiva dei media suddividendola in tre “ondate”: vecchi media, mass-media e nuovi media. Queste ondate sono associate ad altrettante fasi evolutive. Prima l’agricoltura, poi l’industria e poi l’era dell’informazione dove ciò che conta di più non è il possesso delle risorse, né delle macchine di produzione, ma la conoscenza. Il potere passa nelle mani di chi può controllare il flusso delle informazioni. Questa fase è caratterizzata da un’economia e una società basate sulle tecnologie digitali e sulla rimozione dei confini spaziali; Toffler immaginava un “cottage elettrico” da cui i lavoratori potessero lavorare a distanza.

Zygmunt Bauman:

il famoso filosofo e sociologo nel sul libro “La Società dell’Incertezza” (1999 ) parla di alcune figure di “viaggiatori”, descrivendole come metafore dell’uomo contemporaneo alla ricerca della propria identità. Fra queste metafore, quella del vagabondo sembra coniugarsi perfettamente con il senso di provvisorietà connesso alla destrutturazione delle carriere e alla mobilità.

Il vagabondare contemporaneo descritto da Bauman non riguarda scelte (o sfortune?) dei singoli, ma il progressivo sbriciolarsi della strutturazione sociale dello spazio, l’assenza di luoghi “organizzati” in cui potersi stabilizzare. Le nuove generazioni, nate e cresciute nell’incertezza, stanno sviluppando nuove modalità di fare esperienza che sono segnate da una dinamica di attraversamento continuo dei confini.

Il nomadismo emerge come un tratto normale dell’esperienza possibile agli occhi dei giovani, soprattutto in relazione alla necessità di saper cogliere, ovunque si trovino, le opportunità formative e lavorative prospettate dal mercato. A differenza del vagabondo, il nomade non gira a caso. Egli sceglie un percorso disegnato da una finalità precisa: trovare le risorse che consentano di “crescere” ed, eventualmente, imbattersi nel “posto giusto” dove potersi stanziare.

Nel libro “La Società Individualizzata” (2002) Bauman descrive la società contemporanea come una “vendetta dei nomadi“, affermando che “la lunga storia iniziata con il trionfo del dominio sui nomadi sta giungendo al termine…”. Durante tutto il solido stadio dell’era moderna, le abitudini nomadi sono rimaste in disgrazia. Nella fase fluida della modernità, la maggioranza stabilita è governata dall’élite nomade ed extraterritoriale. Così la vita nomade si vendica sui principi della territorialità e dell’insediamento.

Quindi, una delle caratteristiche di trasformazione del mondo moderno è il ritorno al modo di vivere nomade con caratteristiche simili, ma al tempo stesso profondamente diverse rispetto a quelle del nomadismo tradizionale. I nomadi moderni, a differenza che nell’era preindustriale, oggi non sono destinati a muoversi all’interno del territorio in cerca di cibo e acqua. L’impulso del modo di vivere nomade tradizionale era il bisogno. Ma il fatto che i nomadi non potessero possedere più di quanto fossero in grado di portare con sé ne impediva il loro ulteriore sviluppo.

La mobilità dei nomadi moderni, al contrario, offre grandi opportunità, come estensione degli orizzonti intellettuali, incontro di nuove persone e luoghi, comunicazione e cooperazione con esperti di tutto il mondo.

Computer portatile, smartphone, carta di credito e passaporto sono quello che serve ai nomadi moderni per accedere ed entrare in contatto con la rete mondiale in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

Per i nomadi tradizionali la ricchezza doveva essere misurata e posizionata nel qui e ora. Per i nomadi digitali moderni la ricchezza e il potere assumono una forma più astratta e mobile, diventano più importanti delle forme tradizionali di proprietà e gestione della proprietà.

Tim Ferriss nel 2007 Pubblica Un Libro Cult!

Un impulso molto importante alla diffusione del nomadismo digitale su scala globale, (anche se questo neologismo in realtà non viene mai utilizzato dall’Autore nel suo libro) è la pubblicazione nel 2007 del best seller: “The 4-Hour Work Week: Escape 9-5, Live Anywhere, and Join the New Rich (4HWW)”! Nella versione italiana “4 ore alla settimana, ricchi e felici lavorando dieci volte meno”

Il libro di Tim Ferris, è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto oltre 2 milioni di copie in tutto il mondo. Per molti considerato “la Bibbia” del nomadismo digitale.

La definizione su cui si concentra Ferriss è quella di Neo Ricco, ovvero di una persona che sceglie di darsi nuove priorità e agisce in modo diverso rispetto alla massa di persone che si ostina a seguire un percorso di vita tradizionale! Studia, ottieni un titolo di studio, trova un lavoro, metti da parte soldi e goditi la pensione. Il Neo Ricco crede invece nel “distribuire periodi di lavoro e di mini-pensionamento durante tutto l’arco della sua vita in modo regolare”.

L’autore, seguendo una sua logica, spiega come raggiungere l’obiettivo di produrre un lavoro di qualità lavorando molte meno ore, riducendo al massimo le distrazioni, delegando quei compiti che non danno valore aggiunto al proprio lavoro e che può fare chiunque , puntando ad automatizzare il più possibile il business.

Personalmente devo dire che non amo molto l’approccio semplicistico utilizzato dall’autore, tipico da best seller americano, ma non si può certo negare che Tim Ferriss sia stato tra i primi a cogliere le nuove tendenze che si sono affermate nel mondo del lavoro e dello sviluppo personale grazie alla diffusione di Internet. Arrivando per primo alla conclusione che stare chiusi in un ufficio 7/8 ore al giorno è solo una convenzione e, come tale, può essere abolita.


Chi è Stato il Primo Nomade Digitale?

Steven K. Roberts, uno scrittore freelance e consulente ingegneristico del Midwest, non avrebbe mai potuto immaginare l’impatto che avrebbe avuto sul mondo, quando negli anni ’80 prese la decisione di rinunciare alla sicurezza di un lavoro tradizionale per perseguire la libertà di viaggiare con una bicicletta ad alta tecnologia.

Era il 1983, ben 10 anni prima dell’invenzione del World Wide Web, quando Roberts decise di trasformare la sua bicicletta reclinata in un ufficio mobile. Dal 1983 al 1991 ha pedalato per oltre 17.000 miglia intorno agli Stati Uniti.

Per i successivi 30 anni Steve ha continuato a creare tecnologie innovative che consentono uno stile di vita nomade. Dopo anni di invenzioni, lavoro di progettazione, produzione e diverse avventure in barca a vela, Steve nell’autunno 2007 ha acquistato una barca a vela di 44 piedi, la Nomadness, decidendo di vivere a bordo e navigare per i mari mondo con la sua compagna Kirsten.

Steven K. Roberts è diventato uno dei visionari fondatori del nomadismo basato sulla tecnologia e ha trascorso la sua vita a forgiarlo. È un pioniere e la sua eredità ha ispirato i nomadi digitali di tutto il mondo.

Come afferma nel suo saggio ispiratore The Heart of Nomadness :” La libertà più deliziosa deriva dall’avventurarsi oltre le supposizioni che altre persone hanno fatto su di te. Le vere prigioni sono quelle dell’attesa: negare le possibilità della tua vita per essere ciò che qualcun altro vuole che tu sia…..La chiave per perseguire la nostra passione è lasciar andare le aspettative degli altri ed essere aperti ad abbracciare i cambiamenti che desideriamo“.

Qui puoi leggere tutta la sua storia: The Original Digital Nomad: Steven K. Roberts


Quando il Fenomeno Nomadi Digitali Diventa Mainstreaming?

Facendo un salto in avanti di oltre 30 anni nel 2010/2015 il fenomeno Nomadi Digitali diventa mainstreaming grazie a Peter Levels, startupper olandese e fondatore di “Nomad List” che, durante un suo speech sul futuro dei nomadi digital alla DNX Conference di Berlino del 2015 fa un’affermazione che lascia tutti a bocca aperta: “…entro il 2035 potrebbero esserci un miliardo di persone che vivranno e lavoreranno in questo modo“.

Peter Levels nel suo There will be 1 billion digital nomads by 2035 condivide dati pubblici per mostrare come le attuali tendenze economiche, sociali e demografiche porteranno ad un aumento esponenziale di lavoratori da remoto che si sposteranno da un luogo all’altro! Questo genererà nei prossimi venti anni una trasformazione radicale nel modo di vivere e di lavorare delle persone!

Ecco la registrazione completa dello speech di Peter Levels all DNX 2015


Cosa Dobbiamo Aspettarci per il Futuro?

Se è vero che nessuno può prevedere il futuro, molti attivisti del movimento dei nomadi digitali ed appassionati di blockchain, hanno iniziato a immaginare “Paese su Internet” e la nascita di “Nazioni Digitali”, partendo da una domanda: i paesi tradizionali sono ancora necessari?

Un collettivo di oltre 1k+ lavoratori da remoto e nomadi digitali si è unito per re-immaginare come potrebbero essere le strutture di governance e mobilità globale nel 21° secolo”. Hanno iniziato a lavorare insieme per immaginare e progettare un Paese digitale che trascenda i confini nazionali e democratizzi l’accesso a opportunità e servizi indipendentemente dalla cittadinanza di nascita.

Plumia, vuole costruire l’alternativa utilizzando tecnologie decentralizzate, lavorando anche con Paesi e istituzioni su politiche che raggiungano obiettivi comuni, per offrire a chiunque la possibilità di diventare un cittadino globale. Avviato nel 2020 come progetto indipendente, il piano di Plumia è quello di combinare le infrastrutture per vivere ovunque con le funzioni di un Paese con confini geografici.

E ancora: Bitnation è la prima nazione volontaria senza confini decentralizzata al mondo (DBVN). Iniziato nel luglio 2014 è un progetto che sostiene il decentramento dell’autorità, rafforzando la partecipazione volontaria e gli accordi peer-to-peer. Ha ospitato il primo matrimonio blockchain al mondo, certificato di nascita, ID di emergenza per rifugiati e altro.

Bitnation è il vincitore del Netexplo Award 2017 dell’UNESCO ed è stato descritto da Wall Street Journal, Bloomberg, BBC, CNN, WIRED, VICE, TechCrunch, The Economist, Russia Today tra molti altri.


Conclusioni Finali

Il nomadismo digitale appare sempre di più come un movimento globale in crescita esponenziale e in evoluzione continua!

Quando nel 2020 la pandemia ha richiesto a milioni di persone in tutto il mondo di lavorare da casa, il mondo intero si è affrettato ad adottare processi e politiche di lavoro da remoto. Tra quarantene e frontiere chiuse, il COVID-19 avrebbe dovuto infliggere un colpo mortale a chi sognava di vivere e di lavorare da remoto in giro per il mondo. Ma negli ultimi due anni, il nomadismo digitale è letteralmente esploso come mai prima d’ora .

Per la prima volta nella storia, le persone hanno avuto la possibilità di ripensare le loro carriere e l’ubicazione del loro ufficio. Con la riapertura dei confini internazionali, molti di coloro che durante i lockdown hanno sperimentato per la prima volta il lavoro da casa, stanno ora considerando la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo, senza confini geografici, aumentando esponenzialmente il numero dei nomadi digitali e dando vita forse alla prossima grande migrazione umana.


Fonti di Ricerca bibliografica e Risorse Aggiuntive

The History of Digital Nomadism

Digital Nomads: A Systematic Literature Review

Beyond the Factory Paradigm: Digital Nomadism and the Digital Future(s) of Knowledge Work Post-COVID-19



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