Come Migliorerà la Nostra Vita Quando il Lavoro da Remoto Sarà il Nuovo Standard?

Analizziamo insieme come e perchè il lavoro da remoto potrebbe migliorare notevolmente la vita e la salute delle persone se diventasse il nuovo standard lavorativo all'interno delle nostre aziende

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Alberto Mattei: Sono il fondatore di Nomadi Digitali. Un progetto di comunicazione collaborativo e autofinanziato che nasce nel 2010 con l'obiettivo di diffondere anche in Italia la cultura del lavoro da remoto e del nomadismo digitale. Il mio obiettivo? Crescere un movimento di persone più libere e più felici per rendere il nostro mondo un posto migliore.

Pubblicato il: 19 Luglio 2022 | Categoria:

L’Olanda è il primo Paese a richiedere alle aziende per legge di garantire ai propri dipendenti flessibilità e la possibilità di lavorare da remoto se lo desiderano!

Il parlamento olandese ha infatti approvato una legge che garantisce flessibilità e lavoro a distanza a tutti coloro che svolgono professioni che consentano questa modalità di lavoro.

In Italia il nostro Ministro del lavoro e delle politiche sociali è stato invece categorico: “Bisogna tornare a lavorare in presenza”. Secondo Brunetta infatti, si potrà aumentare la ricchezza nazionale solo riducendo il ricorso al lavoro agile e da remoto, anche se in realtà i dati dicono il contrario.

E’ evidente come le visioni tra i dicasteri dei diversi Paesi Europei siano molto distanti tra loro. Il dibattito tra sostenitori del lavoro agile ed i contrari è tutt’altro che chiuso e non solo nell’ambito del pubblico impiego.

Anche le grandi aziende sono divise tra chi sostiene la necessità di un rientro in presenza al 100%, chi al contrario appoggia il lavoro agile e da remoto e chi, infine, sostiene la necessità di un modello ibrido.

Lasciando da parte per un attimo sterili e inutili polemiche, personalmente ritengo che analizzare le tendenze socio economiche che si stanno prospettando nell’era post pandemica, sia indispensabile per riuscire a cogliere quella finestra di opportunità che sempre si apre in momenti di cambiamento e di trasformazione epocale come quello che stiamo attraversando.

E’ innegabile che la pandemia da covid-19 abbia portato dal 2020 ad un profondo e radicale cambiamento nel mondo del lavoro, accelerando di fatto un processo di trasformazione e digitalizzazione che era già in atto da tempo.

Che ci piaccia o meno, presenzialismo e il lavoro a orari ormai sono concetti superati, come dimostrato gli ultimi due anni di emergenza pandemica. Nella maggior parte dei casi infatti le imprese sono riuscite a riorganizzarsi, inaugurando un’epoca di profondi cambiamenti sia nelle dinamiche di lavoro che nei modelli organizzativi.

Le classiche strutture aziendali e le postazioni di lavoro in ufficio stanno lasciando sempre più spazio a modelli organizzativi flessibili e alternativi. Il lavoro non si svolge più in uno spazio statico e in orari prestabiliti, ma ovunque, in qualsiasi momento, su ogni device.

Guardando in una prospettiva più ampia, quello a cui stiamo assistendo è un cambio radicale di paradigma divenuto, ormai obsoleto, che posa le sue fondamenta sull’idea che il lavoro debba necessariamente essere associato a un luogo fisico.

Oggi per la prima volta, grazie alle tecnologie digitali e al lavoro da remoto, è possibile separare la posizione fisica dall’opportunità economica” (cit: Marc Andreessen).


Attenzione:

I Cambiamenti Non Riguardano Solo le Aziende…Riguardano Prima di Tutto le Persone!

In aggiunta ai cambiamenti che stanno interessando il mondo del lavoro, la pandemia ha determinato nelle persone un profondo cambiamento di aspettative economico e sociali.

L’uomo occidentale nello scenario post pandemico, roso da nuove ansie e inquietudini, sta mettendo in discussione i tradizionali schemi socio-economici e ricerca in modo sempre più tangibile una migliore qualità della vita, felicità, benessere personale, più libertà e maggiore soddisfazione professionale.

Ecco un paio di esempi di come la pandemia ha agito da catalizzatore di cambiamento:

  • “Great Resignation” (grandi dimissioni) è il termine inglese che identifica la tendenza sociale che sta portando milioni di persone in tutto il mondo a dare le dimissioni da posti di lavoro tradizionali. Per cercare e trovare nuove opportunità professionali più in linea con le proprie attitudini. Ma anche di poter scegliere in libertà luoghi e orari di lavoro, al fine di migliorare il proprio benessere personale e aumentare la propria soddisfazione professionale.
  • La “Yolo Economy” (l’acronimo di You Only Live Once, “si vive una volta sola”), è invece una nuova corrente di pensiero che coinvolge soprattutto giovani “Millennials” che, di fronte all’ incertezza per il futuro, hanno trovato il coraggio di abbandonare l’idea di un lavoro stabile e sicuro, per avventurarsi in nuove attività indipendenti e fare nuove esperienze di vita che li possano arricchire personalmente e professionalmente. Il tutto partendo dalle proprie passioni. Una scelta volontaria di cambiamento, caratterizzata dal desiderio di rischiare per riuscire ad ampliare i propri orizzonti e costruirsi un futuro migliore partendo dalle proprie necessità, dal proprio talento e dai propri desideri.


Sempre di più…Nomadi Digitali!

Questi cambiamenti in atto hanno determinato un crescente interesse verso il “nomadismo digitale”!

Uno stile di vita e di lavoro più libero, e indipendente da un posizione geografica specifica. Un fenomeno in crescita esponenziale a livello globale che interessa sempre più persone di tutte le età, con background personali, professionali e culturali molto diversi tra loro. ( Come emerge chiaramente dal rapporto 2021 dell’MBO Partners e anche nel “Primo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia” pubblicato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali)

Statistiche non ufficiali ci dicono che oggi in tutto il mondo ci sono oltre 35 milioni di persone (di varie nazionalità) che si definiscono nomadi digitali e questo numero è destinato a crescere rapidamente nei prossimi anni. Per comprendere meglio le dimensioni del fenomeno, se la comunità globale dei nomadi digitali fosse una nazione, ad oggi si classificherebbe al 41° posto per numero di abitanti, subito dopo il Canada (37.742.154) e il Marocco (36.910.560).

Guardando in una prospettiva più ampia, quello a cui stiamo assistendo è un cambio radicale di paradigma che posa le sue fondamenta sull’idea che il lavoro debba necessariamente essere associato a un luogo fisico.

Tuttavia, mentre questa nuova realtà avanza e guadagna terreno, i sistemi giuridici degli stati continuano a presumere che tutti siano bloccati in un’unica residenza permanente.

Le principali motivazioni che spingono sempre più persone verso il lavoro da remoto e il nomadismo digitale sono: L’esigenza di una maggiore flessibilità, la possibilità di lavorare ovunque, di viaggiare o di potersi spostare altrove quando se ne sente il bisogno, senza dover chiedere a nessuno il permesso per poterlo fare, ma soprattutto la possibilità di adattare il proprio lavoro al proprio stile di vita ideale e non il contrario!


Ma Come Potrebbe Migliorare la Nostra Vita Una Volta che il “Remote Working” Diventerà il Nuovo Standard Lavorativo?

Il cambiamento più grande sarebbe sicuramente quello di apportare un notevole miglioramento del benessere e della salute mentale, emotiva e fisica dei lavoratori!

Per capirlo basta analizzare come lo stress sul “posto di lavoro” influenzi oggi i costi sanitari e la mortalità.

Secondo una ricerca condotta da due professori della Stanford University lo stress sul “posto di lavoro”, determinato da culture aziendali tossiche, orari di lavoro prolungati, precarietà e mancanza di equilibrio tra lavoro e vita privata, contribuisce ad almeno 120.000 decessi ogni anno e incide fino a 190 miliardi di dollari di costi sanitari. ( Questo ha inoltre un costo enorme in termini di produttività persa). Anche l’organizzazione mondiale della sanità conferma come un ambiente di lavoro negativo può comportare seri problemi di salute fisica e mentale per il lavoratore.

L’impatto positivo che il lavoro da remoto diffuso su larga scala può avere sulla salute mentale, emotiva e fisica dei lavoratori, in termini di maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata, più libertà e flessibilità, è enorme. A testimoniarlo è questo sondaggio del 2018 condotto da FlexJobs su oltre 3.000 professionisti.

Non dimentichiamo inoltre che spendere diverse ore al giorno per andare avanti e indietro dall’ufficio, significa perdere centinaia di ore della propria vita ogni anno. Uno studio della Regus (del 2015) rileva ad esempio come il 40% degli italiani impiega più di un’ora al giorno nel tragitto tra casa e posto lavoro, mentre uno su cinque spende oltre il 10% della sua retribuzione per i costi di trasporto.

Lo stress di essere bloccati nel traffico, intrappolati su treni e autobus, inalare le emissioni di automobili e l’ansia di arrivare in ritardo “sul posto di lavoro” indeboliscono notevolmente il nostro sistema immunitario, ci rendono molto più irritabili, stanchi e tutto questo ci fa ammalare. Oltre chiaramente ad influire negativamente sulla nostra produttività.

Lavorare al 100% da remoto significa azzerare i tempi e costi di trasporto da e per il posto di lavoro. Questo determina anche una notevole riduzione dell’inquinamento e del traffico nelle città.

Ma non solo! Il lavoro da remoto favorisce la parità di genere, ci permette di lavorare e collaborare a livello globale ovunque noi siamo senza limiti e confini territoriali.

Lavorare da remoto, significa non essere più costretti a doversi spostare per lavorare, ma piuttosto potersi spostare con il proprio lavoro al seguito, alla ricerca di luoghi dove è più bello vivere. Luoghi dove la qualità dell’aria è migliore, i costi sono più bassi rispetto a quelli delle grandi città e di aggregazione del business! E la cosa bella è che questi luoghi possono essere mutevoli in base al ciclo di vita che si sta vivendo.

Il lavoro da remoto consente un migliore equilibrio tra vita e lavoro e permette alle aziende di mantenere i propri dipendenti più felici, più motivati e di conseguenza più produttivi!

Incentivare il lavoro da remoto significa promuovere e migliorare la qualità della vita delle persone, offrendo alle aziende l’opportunità di avere accesso ai migliori talenti del mondo, ovunque essi si trovino.

Insomma temi come il lavoro da remoto e il nomadismo digitale – se seriamente considerati – potrebbero stravolgere letteralmente il nostro modo di vivere, creando un importante impatto positivo a livello sociale, aprendo al tempo stesso delle nuove e interessanti opportunità di sviluppo territoriale!

Non a caso tra i Paesi che hanno intuito le opportunità di questo nuovo trend, è già iniziata la sfida per capire come poter diventare attraenti per questa nuova generazione di professionisti digitali senza ufficio e senza badge!



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