Il Vero Segreto del Nomade Digitale è la Resistenza

Ti racconto come sono riuscita a sopravvivere ai primi tempi e alla Survival Mode quando ho deciso di diventare anche io una nomade digitale

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Elena Carlotta Manavis: Expat e viaggiatrice per quasi tutta la mia vita adulta e non solo, Nomade Digitale negli ultimi due anni, saltello per il pianeta con uno zainetto che contiene tutto, dai tacchi neri e i business outfit alle scarpette da arrampicata. Attivista nella causa della parità di genere, mi occupo di supportare Donne e Uomini nel costruire una carriera ed un business partendo da zero.

Pubblicato il: 25 Luglio 2017 | Categoria:

Una delle domande che mi vengono poste più spesso nella prima sessione gratuita che offro come Business Coach e Developer è: “hai mai pensato di lasciare la tua carriera “Location Independent“”?

Forse la risposta che do a questa domanda non è quella attesa, ma chi mi fa questa domanda si sente rispondere sempre che ho perso il conto delle volte in cui ero pronta a lasciare andare.

Tuttavia sono la prova vivente che, con una giusta ed attenta pianificazione, tutto sia possibile.

Oggi ti voglio raccontare come sono stati i primi tempi e come ho fatto fronte a tutto quello che mi è stato messo sulla strada.


Ho iniziato la mia carriera da Nomade Digitale un po’ per caso. Il mio, a differenza forse di te e di moltissimi altri, non è stato un vero e proprio obiettivo fin dal principio.

Certo, stavo cercando un modo per lavorare in modo più elastico e potermi muovere senza dover ogni volta ripartire da zero, ambientarmi, trovare un lavoro decentemente pagato visto che al giro di boa dei 31 ero già a due Stati e diverse città.

Fare i conti con il mio modo di essere e con la mia tendenza ai “re-start”, sommato al raggiungere un’età in cui si è più maturi e lungimiranti mi ha sicuramente aiutato a vedere le cose in prospettiva.

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Quando scelsi di lanciarmi mi diedi sei mesi di prova, durante cui avrei provato a costruire un pacchetto clienti che mi rendesse sostenibile, riservandomi il diritto di cambiare idea se non avesse funzionato e trovare un altro lavoro.

Andò abbastanza bene da permettermi di vivere e mangiare fin da subito, tuttavia gli errori, sopratutto nel primo anno e mezzo da freelance, furono talmente tanti che se sono ancora qui, oggi, è principalmente grazie alla mia ostinazione ed alla fortuna di aver incontrato strada facendo persone splendide che mi hanno insegnato moltissime cose.


Cosa Ho Imparato e Perché Rifarei Tutto Quello che Ho Fatto?

#1 Ad affrontare i problemi senza farmi sovrastare dall’ansia

Si, come moltissime persone (forse addirittura tu che mi stai leggendo) soffro d’ansia.

Combatto con questa condizione dall’età di 23 anni e ho provato veramente di tutto. Fino a che non mi è stato dato il consiglio migliore che potessi ricevere: impara a conviverci e a gestirla per non permetterle più di sabotarti.

Negli anni, soffrire d’ansia è stato la prima fonte di scelte sbagliate e di apocalissi personali e finanziarie. Una vergogna per me stessa che nascondevo il meglio possibile al mondo.

Entrare nel mondo del business sembra paradossalmente l’idea peggiore per una persona che soffre d’ansia, invece ti posso assicurare che il business è un raro maestro e un fantastico alleato in questa battaglia soprattutto nelle sue salite più ripide.

Dover gestire problemi che sembrano montagne e non poter semplicemente delegarli ci fa capire di che pasta siamo realmente fatti e mette in luce una forza che non sospettavamo di avere.

L’unico modo per affrontare le cose è prendere il toro per le corna ed il procrastinare diventa improbabile se non si ha un paracadute.

Siamo costretti a concentrarci sul “qui ed ora” senza poterci permettere troppi voli pindarici che non fanno altro che alimentare mostri che ci dormono sotto il letto.

2# C’è sempre un’altra strada (e se non c’è la costruisco)

Se mi stai seguendo da un po’, probabilmente avrai letto più di una volta la frase: relax, nulla è sotto controllo. Confermo e ribadisco, la maggior parte delle cose che cerchiamo di controllare sono ben lontane dal nostro potere.

Tuttavia, la buona notizia è che come reagiremo a quello che troviamo strada facendo è totalmente nelle nostre mani ed è lo strumento più efficace per poter cambiare realmente le cose.

Per tanto, quando mi trovo davanti ad ostacoli apparentemente insormontabili, a clienti o progetti che si rivelano non adatti a me, o a difficoltà che bloccano i miei piani precedenti mi riservo diritto di cambiare il percorso.

Alla fine, quello che conta veramente ed irrimediabilmente è la destinazione finale.

3# Scegliere le battaglie da combattere ed imparare a dire di NO

Soprattutto nella prima fase di lancio, la paura di non farcela tende a convertirci in Yes man.

Tendiamo a dare una chance a tutto: collaborazioni, clienti e progetti, convinti che prima o poi qualcosa attecchirà.

Se è vero che tentare è sempre la via migliore, è altrettanto vero che l’unica risorsa di cui dovremmo veramente curarci in quanto limitatissima è il nostro tempo.

Una delle prime regole che ho imparato è il fail fast. Se devi fallire, non perderci troppo tempo.

Anche il più plateale dei fallimenti è una lezione e ci permette di migliorare noi stessi ed il calibro, di apprendere nuove tecniche e di avere in chiaro COSA non vogliamo nella nostra vita.

Una delle frasi che ripeto più spesso è che solo gli idioti non cambiano mai idea.

Il lusso più grande che abbiamo è proprio quello di rinegoziare, con noi stessi e con gli altri, le nostre aspettative a seconda di come stiamo crescendo.

4# Sii te stesso

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Il messaggio che ci giunge più spesso è che la pubblicità è l’anima del commercio.

Il marketing è la chiave di un business che ci sorride e tutto si basa sullo studio del branding, della comunicazione e della nostra presenza online ed offline.

Partiamo dal presupposto che il marketing è uno strumento fondamentale per il posizionamento, il lancio e la crescita di un business o di una carriera, e proprio per questo se ci avvaliamo dei giusti consulenti le spese di marketing non sono spese, ma un vero e proprio investimento.

Ma prima di presentarci al mondo è bene lavorare a quella che è la nostra base e spesso quella si trova ben più in profondità della nostra vita lavorativa.

Come molti altri, nei primi tempi della mia carriera di freelance prima e di imprenditrice poi, ho fatto l’errore di concentrarmi sulla forma più che sulla sostanza.

Ma quello che mi ha portata veramente a sentire di non camminare sulle uova e a procedere con un passo più stabile è stato fare qualche passo indietro e concentrarmi su di me, su chi sono, su cosa so e su come voglio crescere per arrivare alla mia destinazione.

Approfittando della stagionalità del mio lavoro, ho sfruttato tutti i periodi più lenti per dedicarmi a corsi, aggiornamenti, percorsi di mentoring e di studio per imparare sempre di più ed esplorare più declinazioni del mio lavoro.

Ogni qualvolta mi passa un’idea per la testa la condivido subito con chiunque incroci il mio percorso, cercando nuove ispirazioni o nuovi alleati. Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai in compagnia.


5# Chiediti Cos’è per Te il Successo?

Chiediti cosa è per te veramente il successo. Nel libro “4 Ore alla Settimana” di Tim Ferriss ci sono molti concetti che possono essere facilmente travisati, ma uno di questi è interessante: quello della ricchezza relativa.

Al di là del budgeting, che merita per noi Nomadi Digitali un capitolo a parte, la cosa veramente importante è capire il perché siamo pronti a fare questo salto.

Nella mia personale visione delle cose, successo è fare un lavoro che mi piace, che mi permetta di andare (o di rimanere) quanto a lungo credo nelle mie destinazioni.

Sono un’accumulatrice di storie e di esperienze, non di cose.

La mia vita ad oggi si concentra in un paio di valigie ed uno zaino ed il mio campo base può essere spostato in meno di una settimana.

Inoltre una delle cose più importanti che ho imparato in questo percorso è che l’unica risorsa che non posso permettermi di sprecare è il mio tempo.

Non il tempo per raggiungere la vetta, ma il tempo con le persone che amo di più. E dopo tre anni di nomadismo digitale sono sparse ben bene per il globo facendomi saltellare da un aereo all’altro e spesso allungando i viaggi per passare più tempo con loro.

Ti saluto con un’altra domanda che mi viene posta molto spesso.


Sei Felice?

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Un post condiviso da Elena Carlotta Manavis (@lacharlieman) in data:

Ebbene, non tutto nella mia vita è perfettamente incastonato, ma credo di avere molto di più di quanto sia umanamente desiderabile.

Mi ritengo non solo felice, ma realizzata, serena, attorniata da persone fantastiche, piena di sogni, esperienze e conoscenza nonostante mi senta ancora all’inizio di quest’avventura.

Ma il mio probabilmente è uno state of mind, una forma mentis, che mi porta a concentrarmi più sul viaggio che sulla meta e a fare un piccolo passo al giorno.

Perchè infondo, che siamo Nomadi fisicamente o mentalmente, cosa conta di più di essere felici con quello che siamo ed abbiamo?


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