La Mia Destinazione Perfetta da Nomade Digitale

Dopo i miei primi mesi di lavoro in viaggio, ecco cosa io reputo fondamentale quando scelgo le mie destinazioni da nomade digitale!

Federico Felici: Dopo anni di incertezza ho formattato il mio presente e ho investito tutto su me stesso. Volevo viaggiare lentamente, vivere avventure e girare il mondo con libertà. Ho deciso di diventare un nomade digitale e dopo tanti sacrifici sono riuscito a realizzare questo sogno. Ad oggi baso la mia vita su ciò che mi rende felice e grazie al mio lavoro posso vivere dove voglio.

Pubblicato il: 10 Febbraio 2022 | Categoria:

Viaggiare più a lungo e più lentamente è una delle principali motivazioni che spinge le persone ad intraprendere lo stile di vita da nomade digitale, o almeno per me è stato così.

Mi sono sempre immaginato queste persone libere, felici, in perenne movimento alla scoperta di terre lontane, impegnati in mille avventure e tutto grazie ad un pc.

Si, lo so, chiedo scusa a te che sei un nomade digitale da anni e che leggi questo scritto, ma sai benissimo che questo è lo stereotipo che si vede sui social network.

Però è la verità e focalizzato su questo ho intrapreso il mio percorso.

Ad oggi sono passati molti mesi da quando ho intrapreso il “battesimo”, così mi piace chiamarlo, da digital nomad all’estero. Un via vai con l’Italia, alternato tra mesi trascorsi in Portogallo, Spagna e Roma, la mia città natale.


La Partenza

Non è stato facile salire sul primo volo che mi avrebbe portato due mesi lontano dalla famiglia e dalle abitudini più consolidate, ma la voglia di avventura e la meta, che già in parte conoscevo, sono state la spinta giusta per iniziare.

Ma come e perché ho scelto quella specifica meta? E perchè non essere “battezzato” in Italia?

Queste domande me le sono poste anche io, sia prima che dopo la partenza e non ho paura ad ammettere che mi sono dato risposte diverse.

Leggendo queste parole mi sento un pò squilibrato anche io.

Ma così è stato.

Scelsi come primo viaggio da nomade digitale le isole Azzorre, un arcipelago di nove isole sperdute in mezzo l’Oceano Atlantico facenti parte del Portogallo. Che assurdità! Con tutti i posti belli in Italia e nel resto d’Europa che senso aveva andare in un posto così sperduto?

Cercando informazioni su internet la meta principale e più gettonata per i remote workers erano o le Canarie o il sud est asiatico, ma con la pandemia in corso le scelte sono state molto limitate e quindi potevo prendere in considerazione solo l’Europa. Io però cercavo un posto con molta natura, mare e poca gente. Avevo bisogno di staccare dalle città e soprattutto volevo un posto che mi facesse sentire “al sicuro”.

Conoscevo già le Azzorre dopo essere stato in vacanza l’estate prima sull’isola di Pico. Conoscevo la loro bellezza e me ne ero innamorato follemente, però sapevo che c’era ancora qualcosa di irrisolto tra me e questo posto e così ho deciso di tornare per scoprirle ancora più a fondo. Questa volta arrivai sull’isola di Sao Miguel, la principale e ciò che mi riservò questo viaggio rimarrà per sempre indelebile nel mio cuore.

Ok, ma ora non ci racconti il viaggio?

No, non racconterò tutto il viaggio, questa non è una guida su “come fare nomadismo digitale alle Azzorre, 5 consigli utili”, ma vuole essere una riflessione su come ho capito di cosa ho bisogno e cosa conta realmente per me quando intraprendo viaggi di medio- lungo termine.

Federico davanti all'oceano


Il Viaggio

Ero partito con l’idea di vivere avventure in mezzo alla natura, farmi foto per Instagram con infradito, mare e pc e mangiare tutto il mangiabile del posto, registrando video manco fossi un food blogger incallito.

E invece le esperienze che ho vissuto hanno completamente cambiato il mio modo di vedere i viaggi, rivoltando le priorità che avevo e quello che cercavo.

Alle Azzorre c’è un detto: “Se hai un problema con la macchina e chiedi aiuto la sera uscirai con dieci nuovi amici“.

In queste semplici parole risiede tutto il concetto.

Escluse le meraviglie del posto ciò che mi colpì di più fu la gentilezza e la disponibilità degli isolani verso di noi, forestieri venuti dal continente in cerca di chissà cosa, o forse solo gli ennesimi vacanzieri che arrivano e vanno senza lasciare traccia.

Vi racconto pochi episodi che mi sono accaduti per farvi comprendere meglio.

Dopo molte ricerche sui vari gruppi Facebook e dopo aver tristemente appreso che i connazionali residenti lì non mi avrebbero aiutato manco per soldi, mi misi a scrivere sui gruppi frequentati dai local.

In meno di una settimana riuscii ad avere una casa, un’auto e tantissime informazioni. Tutto a prezzi nettamente più vantaggiosi rispetto ai classici siti di prenotazione.

L’auto sull’isola di Terceira mi venne “noleggiata” da un ragazzo del posto che era amico della persona con cui mi tenevo in contatto su Facebook. Lui mi fece trovare una bellissima macchina, tutta pulita e con un pacchetto di mascherine nuovo di zecca nel cruscotto, aperta nel parcheggio dell’aeroporto, io dovevo solo salire e andarmene come se fosse mia. Lui non l’ho mai visto, non ho mai firmato niente e mai lasciato un acconto.

Al termine del mio soggiorno di due settimane dovetti solamente lasciare l’auto dove l’avevo presa e fargli il bonifico del prezzo che avevamo concordato. Neanche la ragazza con cui mi interfacciai conobbi di persona, lei però si prodigò per due mesi alla ricerca di una casa che facesse al caso mio e dandomi contatti di persone del luogo che potevano aiutarmi con esperienze e tour, tutto senza avere niente in cambio. Solo semplice e pura ospitalità.

Federico Felici la mia destinazione perfetta

Mi successe anche di chiedere un’informazione ad un signore, appena uscito da un forno con una pagnotta in mano, su dove poter acquistare una sciarpa del club calcistico locale, io sono un collezionista serio e cerco anche club sconosciuti ai paesani stessi. Lui, non sapendomi indirizzare precisamente, mi disse di seguirlo.

Passammo un’ora insieme in giro per il paese, passando per amici, bar della piazza centrale frequentato da pescatori con più cicatrici che capelli, gente a caso per strada e negoziati fino ad arrivare al comune. Li, dopo un pò di attesa, ci raggiunse una versione portoghese di Galeazzi, in infradito e maglia regolarmente attillata e sporca con sottobraccio la sciarpa che tanto volevo. Con un sorriso inaspettato mi ringraziò, mi diede quello che aveva e ci salutammo.

Avrei tante altre storie da raccontare, ma per piacere di lettura non le inserirò.


Il Cambiamento

Tutto questo per dire che cosa?

Tutto questo diventa importante nel momento in cui prende piede nella nostra mente la parola comunità. Ma non intesa come community fatta della stessa gente per interessi, lavoro ecc, ma intesa come forza trainante di emozioni, servizi e condivisione. Ciò che più mi ha colpito è stato proprio il senso di comunità che hanno gli azzorriani, pronti ad accoglierti a braccia aperte sulle loro isole.

La mia destinazione perfetta_ le isole azzorre

Tornato dalle Azzorre mi spostai un mese alle tanto acclamate Canarie e senza offendere o togliere niente a nessuno ma questa cosa non la ritrovai. Anzi, sono stato anche truffato da italiani che vivevano lì. Detto questo le isole spagnole sono incredibili e a breve ci ritornerò. Per quanto riguarda l’Italia, invece, il mio pensiero è un pò “drastico” e sicuramente condizionato da esperienze passate.

Al momento credo sia difficile trovare nel nostro Paese realtà così amichevoli e aperte, probabilmente per qualche senso di diffidenza che abbiamo nei confronti del prossimo e per questo ad oggi scelgo di espatriare.

Ma sono una persona pronta a ricredermi e anzi spero che questo accada.

Dopo tutto questo posso affermare che sono cambiate le cose che cerco da un viaggio e da un’esperienza da nomade digitale all’estero. Non sono più quello dell’inizio.

Ora, oltre alle avventure e alla scoperta, cerco la possibilità di essere utile. L’amore che ho ricevuto mi ha fatto capire che il nomadismo digitale può essere un’occasione non solo per vivere all’estero, ma per contribuire con i fatti aiutando le comunità locali.

Forse qualcuno sottovaluterà questo articolo, ma il semplice fatto di averne parlato qua, di avervi fatto conoscere anche solo l’esistenza di queste terre e forse, in qualcuno, stimolato l’idea di visitarle, è per loro un’importante contributo.



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