Voglio Cambiare Vita, Ma che Lavoro Faccio?

Alcuni consigli utili per chi vuole cambiare vita ma non sa che lavoro inventarsi

Francesca Di Pietro: Ho unito le mie due grandi passioni, la psicologia e i viaggi. Studio i viaggiatori per dare nuova linfa alla psicologia turistica applicata e cerco, a modo mio, di ispirare e magari aiutare altri viaggiatori a viaggiare da soli. Ho portato il travel coaching in Italia per aiutare le persone a leggere la metafora del loro viaggio.

Pubblicato il: 19 Luglio 2013 | Categoria:

Molte persone che seguono in Nomadi Digitali, sono in cerca di “ispirazione” potremmo dire, cercano l’idea per cambiare vita. Vorrebbero lasciare il loro lavoro impiegatizio 9-17 e trascorrere la giornata in altro modo, più dinamico, magari su una spiaggia… ok ferma la fantasia, le cose non sono esattamente così.

Prima di tutto direi che se il tuo sogno è aprire un chiringuito sulla spiaggia, fallo! La qualità della vita migliorerà, il sorriso sarà perenne e l’investimento minore rispetto ad un appartamento in città.

Se invece pensi che non è la vita che fa per te, che vuoi “semplicemente” reinventarti, allora continua a leggere questo post.

Iniziamo con il dire che il reinventarsi non è semplice, ma può dare tante soddisfazioni.

Chi viene da un’esperienza aziendale o simile e decide di cambiare vita inizia con l’odiare chi era prima, con il voler eliminare dalla sua vita e dalla sua memoria tutto quello che è stato. Normale, naturale, si chiama rifiuto è una delle fasi del lutto e cambiare vita, prevede in se, un “lutto”.

Ok, accetta questa fase, se ti posso dare un consiglio, prenditi un tempo per viaggiare, magari da solo, (io non potrei consigliarti altro modo) pensa ad altro, parla con la gente che incontri. La mente quando si libera dai loop, da spazio al pensiero laterale, ossia alla creatività.

Questo alleggerirà l’ansia e ti riempirà di energia positiva.

Ma prima o poi dovrai pensare a cosa fare nel futuro! Scegli tu stesso il momento che ti sembra più adatto, non necessariamente al ritorno dal viaggio, può essere anche su un battello sul Mekong o in aereo, o sul tram sotto casa, fai un esercizio facile, che si usa tanto nello sviluppo del personale.

Inizia a scrivere il tuo personale “Bilancio delle Competenze”: ricorda, le competenze non sono solo quelle che hai imparato studiando o che un corso di formazione aziendale ha detto che ti avrebbe trasmesso nelle 8h di corso, sono quelle che ti costruisci nella vita, qualsiasi cosa tu sita facendo, anche andando a vivere da soli.

Elenca tutte le tue competenze, abilità, caratteristiche, dal saper cucinare al problem solving. Poi cerca di attribuire loro un peso, un valore, ma devi essere sincero, tanto nessuno lo leggerà mai, non sei ad un colloquio di lavoro.

Individua le tue specialità, le cose che sai fare meglio o che sai fare in un modo unico. Cerchiale, evidenziale e concentrati su di queste. Declinale nello specifico, cerca di mettere l’attenzione su cosa ti rende unico e cosa ti potrebbe differenziare dalla massa.

Pensi di essere arrivato all’obiettivo?

No ora sei solo all’inizio! Quella è la strada da seguire, ma per capire se puoi davvero cambiare la tua vita ed iniziare un nuovo lavoro, bisogna prima studiare tanto e mettersi alla prova veramente.

Ora ti faccio un esempio pratico su di me, altrimenti c’è qualcuno che mi sgrida!

Io sono una psicologa e viaggiatrice, ho lavorato tanti anni in risorse umane. Le cose che amo di più nella mia vita?? Viaggiare e la psicologia!

Quando ho deciso di cambiare vita ho detto a me stessa che avrei buttato tutti gli anni di studio in psicologia e tutta la mia esperienza aziendale, perché quella non era la vita che volevo, o meglio non era così che doveva andare.

Ho iniziato a viaggiare a pensare di fare i lavori più disparati, ma non arrivavo mai da nessuna parte e quindi come si dice sempre nello sviluppo del personale: investire su chi parte da zero da più costi e un risultato incerto.

Quindi ho capito, non dovevo andare troppo lontano da quello che ero. Ho deciso di puntare su quello che sapevo fare bene! La psicologa sociale e la viaggiatrice. Si va be ma cosa fare?

Ho iniziato a fare ricerca, ho letto tanto, sono stata mesi chiusa nella bibiloteca nazionale, ho letto quasi tutto quello che è stato scritto di Psicologia Turistica e ho visto che come al solito, era molto teorico e poco pratico. E così ho capito quale sarebbe potuta essere la mia idea: una psicologa turistica che però viaggia, che ha una visione teorica e pratica allo stesso tempo, e avendo lottato per anni con revenew e bilanci che abbia anche un occhio al business.

Ho capito sul campo che tutto quello che avevo imparato in azienda, che io volevo gettare nel dimenticatoio (per essere educata) in realtà mi sarebbe servito tantissimo nel lavoro, che tutto quello che si è imparato nella vita può essere traslato di contesto e riadattato.

In realtà la mia esperienza è stata circolare, sono arrivata dal punto in cui sono partita. Quando mi sono laureata facevo prevalentemente out-door traning (avete presente quella formazione aziendale dove si va in barca a vela o si fanno giochi con le corde per poi insegnarti a lavorare in gruppo? Quello!).

Praticamente il mio mentore mi ha insegnato a dare una meta lettura della vita per tradurlo in comportamenti aziendali e io ho scoperto che sono davvero brava a dare una meta lettura delle cose, solo che ora lo uso nei viaggi!

Morale della favola: sentiti come un maiale, non buttate via niente di te, c’è sempre un modo per utilizzarlo, magari dovi solo scoprire quale è.


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