Viaggio, Lavoro e Famiglia: la Routine Va Organizzata Non Subita

La routine va organizzata e non subita, soprattutto se vuoi lavorare da remoto, viaggiare e gestire la tua famiglia, altrimenti come ogni altra cosa lasciata andare, diventa ingestibile.

Giuseppe Masili: Amo la vita, la libertà e la semplicità. Amo mia moglie e mia figlia Giorgia. Sono attratto da tutto ciò che si può migliorare ed ottimizzare a livello imprenditoriale. Ho compreso la differenza tra essere seduto tutto il giorno davanti ad un computer sotto un neon ed essere produttivo in viaggio riscaldato dal sole in un luogo indimenticabile. Le sfide mi motivano.

Pubblicato il: 27 Marzo 2018 | Categoria:

Ho sempre odiato la routine, ora vorrei organizzarla. Voglio trovare un equilibrio tra famiglia, viaggio, divertimento, salute del corpo, organizzazione e pulizia della casa, ottimizzazione del lavoro, senza più trascurare ciclicamente qualcosa. Ma andiamo per passi.

I Nostri Figli

I bambini sono una costante gioia. Chi ha figli lo sa. Si possono alternare momenti di crisi con momenti di felicità. Alcune volte non è facile stare con loro, ma io non potrei più farne a meno.

Però in questi ultimi 3 anni di costanti cambiamenti mi sono accorto di una cosa.

La società in cui sto vivendo non dedica molto spazio a loro. Non sto parlando dei pochi parchi gioco nelle caotiche città, o delle poche strade perdonabili, ma del poco tempo che viene destinato ai più piccoli.

In passato siamo stati anche noi genitori sempre di corsa e sempre impegnati. Ci alzavamo presto e dovevamo correre in ufficio dopo aver “parcheggiato” nostra figlia Giorgia dai miei suoceri. Poi Giorgia è cresciuta e abbiamo così potuto “parcheggiarla” in un asilo. Non sono mai stato soddisfatto di questa situazione.

Più il tempo passava e più mi accorgevo che mi perdevo moltissimi momenti stupendi.

Ricordo una mattina in particolare…

Invece di andare in ufficio ho deciso di prendermi una pausa e di portare Giorgia in Ludoteca. Una ex scuola nella quale un piano è stato destinato al gioco dei bambini fino a 3 anni, i quali frequentano questo luogo accompagnati principalmente dai Nonni. Già, perché loro essendo in pensione hanno tempo.

Tra questi Nonni ne ho visti alcuni molto felici, come ad esempio mio suocero, ma altri ancora distratti dal mondo esterno. Persi nel tempo e nello spazio. I nonni più moderni distratti dal loro telefono, i più tradizionali dal loro quotidiano. Ed ecco riproporsi questa imbarazzante situazione.

Non amo generalizzare, ma credo che non siamo stati educati a stare con i bambini a gioire con loro.

Questi piccoli pirati e piccole principesse non capiscono, disturbano, e non ci permettono di concentrarci sulle faccende domestiche o sugli importantissimi progetti che ciclicamente abbiamo da consegnare.

Però loro sono tutto e non saranno piccoli per sempre. Giorgia ha compiuto ieri 6 anni ieri. Incredibile, 6 anni. Ammetto che me lo avevano detto che questi anni sarebbero volati, ma non avrei mai immaginato in questo modo.

Negli ultimi 3 anni sono migliorato tanto, passo molto più tempo con lei, ma i primi 3 anni, forse i più belli, li ho barattati in cambio di impegno e stress volto a produrre un po’ di denaro.

Ci hanno permesso di vivere, ma ci hanno anche consumato.

In questi ultimi 3 in cui sono stato più disponibile e attento nei confronti di mia figlia mi sono accorto che non ho proprio esperienza sull’argomento. Certo, la sto facendo sul campo, ma non è facile. Non sono stato preparato a questa situazione.

Quando mi sveglio al mattino il mio primo pensiero non è cosa farò con Giorgia ma ciò che dovrò fare o per lavoro o per piacere e lei, amore mio, difficilmente rientra in questa pianificazione.

Mi sono chiesto il perché. Come mai non apro gli occhi e penso “Cosa farò oggi con mia figlia? Quali posti visiteremo insieme, quali attività nuove svolgeremo?”

La prima risposta è stata un diretto scarico di responsabilità. La società non la vuole in famiglia. Nel senso che lei deve andare all’asilo e poi a scuola. Dovrà anche lei essere impegnata e non dovrà avere tempo per altro… oltre a ciò che deve fare.

Quante volte ho sentito dire da alcuni insegnanti: “Finito l’orario scolastico dovrà fare i compiti per il giorno dopo, così non perde l’attenzione su ciò che stiamo facendo”! E per me ci risiamo, la scuola educa al fare. Questi bambini poi diventeranno adulti e poi genitori. Avranno dei figli e passeranno poco tempo con loro, per non perdere il focus su ciò che stanno facendo. Una ruota che gira.

Ai tempi dei nostri genitori o dei nostri nonni, forse questo concetto poteva essere ancora accettato perché loro dovevano per forza ricostruire un paese che usciva da una stupida guerra.

Ma noi e i nostri figli? Ha ancora senso basarsi su questi principi di produzione rinunciando a ciò che di più importante abbiamo? Noi oggi in un certo senso possiamo permettercelo.

E’ vero che se sei nato in un contesto di questo tipo non è colpa tua, ma se non fai nulla per cambiarlo allora sì!

Perciò torno sul discorso della responsabilità. Ora è mia ed io sono ancora troppo distratto dai progetti o dalle cose che vorrei fare rispetto a ciò che potrei fare con lei.

Così 3 anni fa abbiamo iniziato a viaggiare ed essere nomadi digitali e durante questi momenti il tempo è spesso di qualità e dedicato a noi. Ma il ritorno in città o alla base torna ad essere devastante.

La routine ci rende, in pochissimi giorni, diversi, distratti, stanchi e assonnati. Non c’è tempo, c’è da fare. Per noi c’è sempre poco tempo, tanto si potrà fare domani. Un costante rimandare, ma rinunciamo così all’unica cosa più importante che abbiamo: noi.

Capita Qualcosa di Inspiegabile in Viaggio

Lontano da tutti e tutto: viviamo pienamente le nostre giornate e siamo felici. Riusciamo a raggiungere obiettivi con più facilità e senza distrazioni. Scriviamo intere parti di libri che iniziamo e che vorremmo finire, ma tornando a casa finiscono nel cassetto o ancora peggio nel dimenticatoio. Giochiamo tutti insieme sulla spiaggia, visitiamo luoghi nuovi, impariamo insieme.

Ecco un breve video del nostro ultimo viaggio in Thailandia pubblicato sul nostro family travel blog: A Tutta Vita

Quando siamo in città abbiamo la costante sensazione di essere in ritardo. Faccio infinite attività durante il giorno, ma alla sera nel letto quando torno per pochi minuti a pensare a me stesso e a come è andata provo un gran senso di insoddisfazione. Come se paradossalmente non avessi fatto nulla, ma non è così. Ho corso, ho fatto telefonate, ho consegnato progetti, ma nessuno di questi momenti può essere minimamente paragonabile ad un minuti passato in viaggio o insieme.

Non sono se sia corretto dare questa spiegazione, ma è come se la mia anima non fosse soddisfatta.

Tanti anni fa lessi un libro. Credo si intitolasse “L’uomo e la tigre”. Un libro orientale nel quale si parlava quel momento della giornata in cui si va a letto.

In breve, se durante il giorno non eravamo stati in grado di soddisfare la nostra tigre, questa non ci avrebbe fatto dormire, mentre se viceversa fosse stata soddisfatta di noi, la tigre ci avrebbe difeso e regalato sogni sereni, vegliando vicino a noi.

In questa storia ci deve essere un colpevole, il cattivo della situazione. Ed io in un primo momento l’avevo trovato.

La Routine

Il colpevole è senza ombra di dubbio la routine di questa società. Non lascia tempo per stare felici insieme, ci vuole distratti e stanchi, in generale poco attenti e in alcuni momenti arrabbiati e pronti a scoppiare e in alcuni casi estremi ad uccidere.

Ma poi da insaziabile investigatore chiesi alla mia tigre: “Abbiamo fatto bene a incolpare la società e la routine?” E lei guardandomi negli occhi mi disse: “Non è lei, il colpevole di questa storia sei tu.”

Sì, oggi dopo tanto tempo l’ho appreso. Sono io.

Sto subendo ancora una vita decisa da qualcun’altro che non mi sta dando le soddisfazioni che vorrei, non mi fa trascorrere tempo con mia figlia, non mi fa fare la giusta attività fisica.

È come se ci fosse un’automobile in movimento guidata da un pilota automatico e il passeggero, in questo caso io, stesse guardando fuori dal finestrino e si stesse annoiando, ma non potesse scendere.

Perciò oggi vi lascio con questo nuovo spunto. Prima odiavo la ruotine e cercavo in tutti modi di fuggire da lei e l’unico modo che avevo trovato era andare lontano da casa. Ma non posso continuare a fuggire, è giunto il momento di fermarsi, guardarla negli occhi e dire: “Bene, è arrivato il momento di fare quello che voglio io. Io devo fare quello che voglio io”.

Perciò la Nuova Domanda è: “Cosa Voglio Io?”

Voglio stare con mia figlia, voglio organizzare del tempo di qualità con lei. Voglio stare con mia moglie e voglio passare del tempo di qualità con lei. Voglio fare dello sport, voglio divertirmi e voglio continuare a viaggiare.

Ecco, sono solo 2 le domande di qualità che mi separano dalla nuova realtà.

La prima: “Da cosa comincerò domani?”

Inizierò dall’organizzare qualcosa di bello con Giorgia, solo noi due per iniziare.

La seconda: “E cosa farò?”

Chiederò a lei cosa vuole fare con il suo “nuovo” Papà.

Perciò cara tigre, siediti e rilassati, perché da oggi in poi si dorme sogni sereni!

Ho rotto anche il pilota automatico e l’ho portato all’isola ecologica, magari riusciranno a recuperare qualche filo elettrico. Ora guido io e dietro c’è posto per coloro che vorranno condividere un pezzo di strada insieme a me.

Questa è la mia nuova sfida, qual è la tua?


Foto credit: Shutterstock


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