Come Prepararsi all’Espatrio

Ecco quali sono gli elementi che davvero ti preparano ad affrontare serenamente il trasferimento in un altro Paese e come fare per acquisirli

Claudia Landini: Vivo all’estero da 30 anni, ho lasciato un po’ di cuore in Africa, in America Latina, a Gerusalemme e molto poco a Giacarta. Ora vivo e lavoro da Ginevra come coach e formatrice interculturale. Adoro scoprire nuovi paesi, culture sconosciute e comunicare con chi vuole ampliare la sua esperienza di vita. Il mio progetto più riuscito: due splendidi figli cittadini del mondo.

Pubblicato il: 11 Ottobre 2013 | Categoria:

Quando partivo le prime volte, in Paesi africani di cui molti (una volta inclusa me stessa) non avevano neanche sentito parlare, la mia preparazione consisteva nel mettere in valigia tutto quello che potevo, comprese tonnellate di medicine perché ai tempi, a parte le lapidarie disposizioni dell’Istituto d’Igiene, non esistevano strutture che fornivano le informazioni a cui uno aspira quando sta per trasferirsi a vivere in un Paese straniero.

Non esisteva nemmeno Internet. Oggi è tutta un’altra storia. E con le possibilità che la Rete ci offre, prepararsi all’espatrio non è solo facile, ma anche doveroso.

Quali sono dunque gli elementi che davvero ti preparano ad affrontare serenamente un trasferimento e come fare per acquisirli?


Nel darti i consigli che seguono mi baso sulla mia esperienza di 24 anni di espatrio e sull’ascolto di un numero elevatissimo di persone, soprattutto donne, nei loro vagabondaggi.

Innanzitutto vorrei sottolineare che il sentimento di essersi preparati a un trasferimento è soggettivo e varia a seconda del carattere e della personalità di ognuno, delle esperienze passate e, naturalmente, della destinazione di espatrio.

Ci sono persone che entrano in panico quando devono trasferirsi da Roma a Parigi e altre che affrontano con baldanza un espatrio a Lagos.

Generalmente, però, ci sono delle informazioni che tutti, single o sposati, genitori o coppie senza figli, avventurosi e pavidi, hanno bisogno di acquisire per partire tranquillamente.

Metterei in cima alla lista la situazione sanitaria del Paese (ricorda che questi miei consigli valgono anche per chi espatria in continenti meno agiati che l’Europa e le Americhe del Nord), la sicurezza, il clima e le possibilità professionali che il luogo offre.

Sicuramente il primo passo è navigare in Rete alla ricerca di tutte quelle informazioni che si possono raccogliere anche leggendo articoli o consultando le schede dei Paesi. Non vorrei essere di parte, ma il mio sito, www.expatclic.com, è sempre un buon punto di partenza per trovare informazioni specifiche.

Cerchiamo di mantenere gli articoli il più aggiornati possibile, ma anche il contatto con l’autore, che può essere, nel caso, interpellato in tempo breve per dare un aggiornamento dei dati pubblicati.

Come Expatclic, ci sono tanti altri siti, in italiano e non solo, che offrono testimonianze attraverso le quali si arriva a capire abbastanza bene che aria tira nella nostra prossima destinazione, penso ad esempio a:

Alcuni di questi siti sono più dinamici e forniti di un supporto immediato di aiuto (forum, pagine FB, mail di contatto – alla quale si riceve risposta – il che non è sempre automatico), altri meno; alcuni coprono meglio determinate zone o determinati argomenti. Girando tra l’uno e l’altro si arriva quasi sempre a farsi un’idea abbastanza realistica di cosa aspettarsi.

Se poi parli inglese o francese, il grande vantaggio è che puoi consultare anche siti locali di ottima qualità e costantemente aggiornati. In francese, ad esempio, c’è il sito della Fiafe (Accoglienza Francofona nel Mondo), che specifica per Paese tutte le associazioni di accoglienza esistenti. La stragrande maggioranza di queste include nel proprio sito molte informazioni utili sul Paese che rappresenta.

Stesso discorso vale per le associazioni di accoglienza anglofona. Su Expatclic le abbiamo elencate qui: Expatwomen’s association in the world.

Un sito che a me piace abbastanza, anche se devi essere cosciente che è scritto da e per personale diplomatico americano, è Tales from a Small Planet, che viene arricchito costantemente con nuove presentazioni Paese accessibili a tutti.

Naturalmente ci sono tantissimi altri siti e sarebbe impossibile elencarli tutti qui.

Uno strumento assolutamente affascinante (secondo me), e che prolifera sempre più, è il blog personale. Chi vive all’estero di solito è ancora più motivato a tenerne uno perché è un mezzo molto semplice e diretto per registrare le proprie emozioni di fronte a esperienze nuove, e anche per tenere aggiornati amici e familiari sull’evolversi dell’esperienza all’estero. Se ti devi trasferire in un Paese specifico, cerca online i blog tenuti da persone che ci vivono.

Su Expatclic abbiamo compilato una modesta lista ( I blog delle italiane all’estero e Blog di italiane/i all’estero), ma ci sono tanti altri siti che li elencano (ad esempio Expat Blog).

Leggere questi blog è come tuffarsi direttamente dentro alle realtà dei Paesi e non va inoltre sottovalutato che spesso chi li scrive è anche disposto a dare informazioni pratiche (alcune le mette direttamente nel blog). Quindi non esitare a contattare gli autori dei blog che trovi interessanti, spiegando sinceramente in che situazione ti trovi e il tipo di informazione che cerchi.

Un consiglio spassionato: cerca di essere preciso e circoscritto nella tua richiesta. Una domanda tipo : « sto per trasferirmi in Colombia e avrei bisogno di sapere come si vive lì » è estremamente scoraggiante, perché sollecita una risposta troppo vasta ed è difficile trovare qualcuno disposto a rispondere.

Se invece chiedi : « sto per trasferirmi in Colombia e avrei moltissime domande, ma se tu potessi rispondermi anche solo a come funziona la sanità in loco e se si trovano le medicine più comuni », permetti di circoscrivere la risposta, che viene quindi data più volentieri.

Nella comunità di espatriati il dibattito sul se e come aiutare chi contatta le persone che vivono all’estero per informazioni è accanito.

La gente si è stancata di spendere ore a rispondere sempre alle stesse domande, soprattutto se queste arrivano da chi non ha un progetto d’espatrio definito, ma solo un vago desiderio di partire.

Quindi se contatti qualcuno in Rete, cerca di essere concreto e conciso, e non farlo se non hai la certezza di partire non c’è niente di peggio che spendere ore a spiegare cose e dare informazioni per poi sentirsi dire che il progetto in fondo era solo un’idea ed è dunque saltato.

I siti di alcune ambasciate contengono importanti informazioni accessibili a tutti. Purtroppo le italiane non sono al top in questo senso, ma puoi sempre provare (Farnesina Ministero Affari Esteri: Ambasciate e Consolati), poi ci sono le francesi (ben organizzate, Ambassades et consulats français à l’étranger), le americane  (US Embassy) o le spagnole (Embajadas y Consulados).

Chiudo questa parte di reperimento di informazioni pratiche con un accenno rapido ai gruppi in Facebook, anche questi proliferano e alcuni sono davvero utilissimi. Giusto per citarne alcuni che conosco,

Ricercare gruppi su FB è facilissimo (basta inserire le parole chiave nel box di ricerca) e il risultato immediato. Alcuni sono gruppi chiusi, ma quando si richiede l’iscrizione in genere si viene accettati senza problemi, altri invece sono aperti.

Vorrei però parlarti brevemente anche di un altro aspetto altrettanto importante del prepararsi ad espatriare, vale a dire l’immergersi almeno un minimo e con serietà in quello che ci si deve aspettare dal punto di vista psicologico e come conseguenza dell’impatto con culture a volte molto differenti dalla nostra d’origine.

Quando si espatria, si tende ad occuparsi di mille dettagli pratici, e la ricerca, com’è giusto, si concentra tutta su cose che quando siamo in procinto di partire ci appaiono fondamentali – com’è il clima, che tipo di patente ho bisogno per guidare, come si mangia, com’è il sistema sanitario, si trova la mozzarella, per lavorare ci vuole un visto particolare e la gente è accogliente o chiusa.

Presi come siamo a organizzare tutte le questione logistiche, a volte ci dimentichiamo che un espatrio è un cambiamento profondo, che sradica anche molte certezze e ti sbatte in un turbinio di emozioni e sentimenti che spesso ti colgono totalmente impreparato.

Giust’appunto perché non ti eri preparato.

Restando sempre in Rete, puoi già trovare risorse interessanti che ti aiutano a familiarizzare col concetto di shock culturale, di stress in espatrio e con le fasi dell’ambientamento.

Anche qui, mi risulta difficile elencare uno ad uno i siti che si occupano di queste tematiche. Su Expatclic le abbiamo trattate, e ci sono molti siti, soprattutto anglofoni, che ne parlano profusamente. Basta inserire il termine shock+culturale o culture+shock nel box di ricerca di Google per avere accesso a un buon numero di materiale.

Le letture in Rete possono essere completate e arricchite da letture di libri sul tema, purtroppo non sono molto ferrata su libri sull’argomento in italiano, l’unico che mi sento davvero di consigliare è “La comunicazione interculturale: competenze e pratiche, di Ida Castiglioni”.

Ci sono poi tutta una serie di libri in inglese che però richiedono un livello di conoscenza della lingua piuttosto avanzato, ad esempio:

Immergersi in queste letture dà la possibilità di cominciare ad entrare pian piano nei meccanismi che si metteranno in moto una volta che espatri. Meccanismi che a volte sono davvero spiazzanti e che, in casi estremi, possono addirittura compromettere la riuscita del progetto di vita all’estero.

Oltre alle letture c’è anche anche la formazione in comunicazione interculturale, sotto forma di workshop di uno o due giorni.

Purtroppo non sono molto ferrata in questo tipo di iniziative in Italia, da quel che so sono più che altro le aziende che mandano personale a lavorare all’estero che a volte (ma credo in casi ancora molto rari) offrono questo tipo di formazione.

In altri paesi, come Canada, Stati Uniti, Olanda, Inghilterra, Germania, in molti campi sarebbe impensabile far partire una persona senza darle prima una base della comprensione dei meccanismi interculturali e un’infarinatura sulla cultura che si troverà ad affrontare. Questi workshop però sono molto cari, ed è raro che un privato investa tutti quei soldi in questo genere di preparazione.

Adesso fioriscono un po’ ovunque piccole imprese personali montate da espatriati (tra cui la sottoscritta) che mettono a disposizione la loro esperienza e formazione per accompagnare che si trasferisce all’estero – formatori interculturali, cross-cultural coaches, psicologi interculturali, counsellors.

Molti di questi forniscono i loro servizi a distanza, online, e in alcuni casi possono essere una buona alternativa a una formazione in presenza.

Non te ne consiglio nessuno in particolare, perché sono veramente tanti (e aumentano ogni giorno !) e la scelta dipende dal tipo di lingua in cui vuoi fare la formazione, dal taglio che vuoi darle, etc.

La cosa che mi preme sottolineare è che, nonostante questo aspetto venga di solito trascurato, è molto importante prendersi un po’ di tempo per capire bene a cosa si va incontro e cercare dentro di sé le giuste risorse per affrontarlo.

Ho visto tanti progetti d’espatrio sfasciarsi perché l’impatto con la cultura ospitante è stato troppo da gestire, o persone vivere un periodo all’estero in maniera completamente impermeabile, senza essere minimamente scalfite dalla ricchezza, immensa, che un’esperienza del genere può generare.

Se anche tu stai accingendoti a cambiare Paese, spero che questi consigli possano esserti di aiuto. Condividimi le tue impressioni. Grazie e a presto.