Attrarre Nomadi Digitali in Italia: Come e Perchè lo Stiamo Facendo?

Tanti comuni e destinazioni italiane si stanno organizzando per attrarre nomadi digitali: siamo davanti alle classiche dinamiche del turismo tradizionale oppure si stanno sperimentando nuovi modelli di sviluppo territoriale?

Giovanni Filippi: Mi piace vivere la montagna in ogni sua stagione, ma l'attività che mi riesce meglio è nuotare. Laureato in Ingegneria, ho vissuto in due uffici tecnici prima che la serendipità mi facesse scoprire la scrittura per il web e il movimento dei nomadi digitali. Così eccomi qua, a condividere la visione di una vita volta al continuo evolversi nella ricerca della felicità.

Pubblicato il: 15 Dicembre 2022 | Categoria:

Mancano pochi giorni alla fine del 2022, un anno all’insegna della progettazione, con decine di enti privati e pubblici impegnati nella stesura e presentazione di progetti e programmi per accedere ai fondi del PNRR.

Un piano che ha messo al centro digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, tre assi che toccano davvero da molto vicino il movimento dei nomadi digitali: ne avranno tenuto conto i vari progettisti?

Vedendo alcune delle misure già aggiudicate sembrerebbe di sì!

Diverse progettualità hanno infatti inserito nomadi digitali e lavoratori da remoto tra i target da tenere in considerazione.

Se questo da una parte fa ben sperare per la diffusione del lavoro da remoto e del nomadismo digitale in Italia, facendo una panoramica dello stato dell’arte, ci rendiamo conto che la maggior parte delle proposte hanno come finalità:

  • realizzare spazi di coworking in piccoli paesi e nelle aree marginali e periferiche del nostro Paese;
  • investire in costruzioni e interventi strutturali per la riqualificazione di edifici.

Per l’avvio e la realizzazione di queste progettualità si dovranno attendere mesi, forse anni, ma nel frattempo le domande che sorgono sono tante, tra cui:

  • Quale impatto socio-economico ci si aspetta di ottenere e in che modo le comunità locali sono state coinvolte attivamente nelle progettualità, nelle scelte e nelle decisioni sugli interventi da realizzare?
  • In che modo verranno utilizzate, mantenute e gestite queste strutture?

L’Associazione Italiana Nomadi Digitali, coinvolta da diversi enti locali in attività di consulenza e co-progettazione, ha iniziato ad accendere l’attenzione sul tema con il Report pubblicato la scorsa primavera dal titolo: “Come rendere l’Italia una destinazione attraente e ospitale per remote worker e nomadi digitali: le cose da fare”.

I dati del rapporto mostrano chiaramente come non sia sufficiente creare nuovi spazi di coworking e avere a disposizione una connessione a banda larga per rendere una destinazione attrattiva e adatta ad ospitare lavoratori da remoto e nomadi digitali.

Se da una parte il nostro Paese ha tutte le caratteristiche ambientali e di contesto necessarie per diventare una meta attraente per questa nuova generazione di professionisti mobili provenienti da ogni parte del mondo, dall’altra è necessario aumentare la consapevolezza dei vari stakeholder coinvolti (a partire dalle istituzioni nazionali) su quali siano le reali esigenze, le aspettative e i servizi richiesti da remote worker e nomadi digitali.

E’ di fondamentale importanza individuare le criticità e lavorare in modo sinergico sugli aspetti decisivi, normativi e strategici, per fare in modo l’Italia intera possa diventare una destinazione realmente attrattiva, accogliente e ospitale per lavoratori da remoto e nomadi digitali.

Temi come il lavoro da remoto e il nomadismo digitale, se opportunamente considerati, possono infatti essere una grande opportunità di rilancio e di sviluppo per il nostro Paese.

Questo non solo da un punto di vista di attrazione e differenziazione dell’offerta turistica tradizionale, ma anche, e soprattutto, per sostenere un processo reale di rinnovamento e di sviluppo, basato su tre elementi fondamentali:

  • Innovazione sociale
  • Sostenibilità
  • Attrazione di nuovi target di lavoratori da remoto e professionisti digitali, in grado di contribuire attivamente a ridurre il divario sociale, economico e territoriale in Italia.

Sviluppare nuove forme di economia digitale, in grado di rispondere ai bisogni economici, sociali e ambientali nelle aree svantaggiate del nostro Paese, è oggi indispensabile per affrontare le marginalità territoriali, sociali, economica e culturale caratteristica del nostro Paese.

Per questo motivo è di fondamentale importanza coinvolgere attivamente, e fin da subito, le comunità locali nelle diverse progettualità! Solo in questo modo si potrà arrivare ad avere una proposta e un’offerta strutturata, locale e nazionale, in grado di attrarre nuovi abitanti temporanei e professionisti in grado di generare un impatto socio-economico positivo sui nostri territori e nelle comunità locali.


Cosa è Necessario Tenere Presente per Progettare un Modello di Sviluppo Territoriale Sostenibile?

Come abbiamo detto il nomadismo digitale è un trend in forte crescita a livello globale che apre gli orizzonti e nuove prospettive per ripensarsi tutti in un lavoro e in una vita migliori, creando al tempo stesso nuove opportunità di sviluppo e rilancio per i nostri territori.

Dal punto di vista economico, le esigenze, le nuove pratiche abitative e di socialità di questi professionisti mobili rappresentano indubbiamente un mercato innovativo con un potenziale di indotto notevole.

Non è possibile però limitarsi a considerare il nomade digitale come il “nuovo target” per l’industria del turismo!

Prima di tutto perchè lavoratori da remoto e nomadi digitali non sono un “target”, ma una macro-categoria di persone, un movimento in crescita ed evoluzione continua, costituito da professionisti, imprenditori e lavoratori da remoto, con background personali, professionali e culturali molto diversi tra loro.

Occorre progettare un nuovo modello di accoglienza e di ospitalità che non consideri i nomadi digitali come semplici turisti che vengono a visitare i nostri territori, ma dobbiamo piuttosto imparare a considerarli come “nuovi abitanti temporanei delle nostre comunità” che vogliono vivere i nostri territori per un periodo di tempo variabile in base alle loro esigenze personali e professionali.

Questi professionisti mobili non si spostano alla ricerca di lavoro, ma si spostano alla ricerca di condizioni di vita migliori, di luoghi dove è più bello vivere e lavorare. Viaggiano perché vogliono imparare qualcosa di nuovo sul mondo che li circonda e arricchirsi di esperienze significative che diano un senso profondo alla loro esistenza.

Vogliono imparare a cucinare con gli ingredienti locali, conoscere le persone del posto, apprendere la loro cultura e anche comprendere i loro problemi, per provare poi a restituire alle comunità il valore che da esse ricevono.

L’innovazione sociale può attivare le comunità e rendere abitanti temporanei e residenti, alleati in progetti di sviluppo dei territori per costruire una visione di destinazioni che possano attrarre senza essere “consumate”.

E non pensiamo che i nomadi digitali siano tutti e solo stranieri: ci sono tantissimi professionisti italiani che si muovono da nord a sud nel nostro Paese e ancora di più sono quelli che lo vorrebbero, ma non trovano le condizioni ideali per farlo.

Forse è arrivato il momento giusto di crearle, progettando un’offerta locale e nazionale uniforme, strutturata e coordinata, in grado di rendere l’Italia intera una destinazione realmente appetibile agli occhi di nomadi digitali e remote worker di tutto il mondo!