Travel Coaching: Così Ho Conciliato Passioni e Competenze

Ascoltando i miei fans sul Web, ho creato un modello di lettura del viaggio, basato su principi di Programmazione Neuro Linguistica: il Travel Coaching

Francesca Di Pietro: Ho unito le mie due grandi passioni, la psicologia e i viaggi. Studio i viaggiatori per dare nuova linfa alla psicologia turistica applicata e cerco, a modo mio, di ispirare e magari aiutare altri viaggiatori a viaggiare da soli. Ho portato il travel coaching in Italia per aiutare le persone a leggere la metafora del loro viaggio.

Pubblicato il: 8 Novembre 2013 | Categoria:

Molti nomadi digitali, come me, hanno avuto una rinascita, un rigetto da una “vita precedente” che li ha trasformati.

Io sono una psicologa sociale, nella mia “vita precedente” mi occupavo di formazione degli adulti. Per tantissimi anni, ho studiato il cervello, i comportamenti, gli atteggiamenti delle persone e come cambiamo, perché cambiamo e come comunicare efficacemente con un adulto.

Ero fortemente appassionata della materia ma, come spesso capita, le persone possono distruggerti le passioni, la mia l’ha distrutta il mio ex capo. Così io ho lasciato la mia azienda, ho iniziato a viaggiare e mi ero ripromessa di cancellare tutta quella parte di me dalla mia vita, di guardare oltre, lontano, di trovare un lavoro che mi facesse viaggiare.

Quando la rabbia si attutisce il nostro cervello funziona meglio e la psicologia ha iniziato a mancarmi. Chi è psicologo non fa solo un mestiere, fa una scelta di vita, a volte la definirei una maledizione, ha una maniera diversa di leggere le cose intorno a sé. Io avevo iniziato a viaggiare a lungo e, direi quasi per caso, ho iniziato ad applicare una maniera diversa di osservare il viaggio e i viaggiatori.

Gli adulti imparano agendo i comportamenti e, dato che il loro sistema di difese è ben strutturato, imparano agendo per metafore. Non so se ti è mai capitato di partecipare ad un corso di formazione out-door, sono quei corsi in cui si fanno attività nei boschi o in barca a vela e si fa una meta lettura delle azioni per poi riportarli in azienda.

Io sono nata e cresciuta sotto quella scuola e ho avuto il miglior mentore che potessi trovare, lui mi ha insegnato a meta-osservare il mondo. Ossia a riportare i comportamenti e gli scenari, in un altro piano della realtà.

Senza farla troppo filosofica, osservando me stessa e i viaggiatori che ho incontrato sulla strada e quelli intervistati sul mio sito www.viaggiaredasoli.net, mi sono accorta che tutti avevano in comune una cosa: il cambiamento attraverso il viaggio.

Quando un comportamento è ripetuto vuol dire che si possono estrarre dei copioni, delle tracce. Attraverso il mio sito e le persone incontrate ho cercato di estrarre comportamenti, momenti importanti del viaggio, fino a descriverne un cammino.

Dopo pochi mesi che avevo lanciato il mio blog, moltissime persone hanno iniziato a scrivermi che avrebbero voluto il mio aiuto per affrontare un viaggio da soli, per migliorare aspetti di se stessi che a casa non riuscivano ad affrontare.

Così ho cercato di trovare il punto di incontro, il modo in cui il Web mi poteva permettere di aiutare queste persone a distanza e al tempo stesso mettere a frutto le mie passioni e le mie competenze.

Ho creato un modello di lettura del viaggio, basato su principi di Programmazione Neuro Linguistica: il Travel Coaching.

Cosa è il Travel Coaching?

E’ un percorso che vede il viaggio come uno strumento e un momento di crescita.

Nel Travel Coaching ci sono 3 momenti fondamentali: il pre viaggio, il viaggio e il ritorno. Ognuno di essi è caratterizzato da uno stato emotivo diverso e può far lavorare la persona in aspetti specifici del proprio comportamento.

Quello che io faccio è ascoltare le esigenze della persona, aiutarla ad individuare i suoi obiettivi, i suoi punti di forza per raggiungerli. E’ importante dar luce alle paure prima di partire, formulare una strategia per affrontarle, costruire un percorso all’interno del viaggio ed una maniera per monitorarlo. Una volta ritornai a casa, c’è il processo di rielaborazione e trasformazione di quanto appreso nella vita quotidiana.

A Cosa Mi è Servito Internet.

Il mio obiettivo era raggiungere persone in tutta Italia, a breve anche all’estero, e poterlo fare mentre ero in viaggio, così ho deciso di strutturarlo con delle sessioni programmate su Skype.

E’ importante creare un setting (il contesto entro cui avviene un evento sociale) anche on-line.

Spesso il tempo passato su Internet si associa ad una modalità ludica, le persone si incontrano dopo gli impegni di lavoro, semplicemente “quando sono on line”.

Per fare Travel Coaching questa modalità non è adeguata. Il coachee ha bisogno di ritagliarsi del tempo senza distrazioni, possibilmente senza nessuno nelle vicinanze, durante cui poter mettere a nudo le sue paure e i suoi obiettivi. Così le sessioni di travel coaching avvengono solo su appuntamento ed hanno una durata massima di 50 minuti.

Quest’estate mentre ero in Indonesia mi sono ritrovata parecchie sere su Skype alle 2 del mattino per parlare con coachee in Italia con 6 ore di fuso orario, dopo tutto questo è il bello di lavorare su Internet.

Mentre ero a Bali sono stata invitata a parlare a una conferenza sul cambiamento e lì ho capito che sarebbe stata una buona idea organizzare dei workshop in Italia sul Travel Coaching, in modo da mettere insieme persone con interessi simili, farli confrontare l’un l’altro, illustrare il processo che c’è dietro questo tipo di percorso e dare loro gli strumenti per costruire un percorso di crescita.

Così nel prossimo dicembre, più precisamente nei giorni 6-7-8, ho organizzato il primo workshop sul travel coaching in una location fantastica che a parer mio è molto indicata: l’Hotel Eremito in Umbria. Il primo hotel di lusso d’Europa per viaggiatori solitari. E dato che io parlo solo a viaggiatori solitari e cerco di spingere molto questa modalità di viaggio, non come unica o migliore, ma semplicemente come una da non sottovalutare e da sdoganare dai molteplici preconcetti legati alla cultura italiana, ho pensato che fosse il luogo ideale per cominciare questo nuovo progetto.

Il viaggio, così come il mio workshop , si basano sul concetto d’esperienza, quindi ho cercato di costruire un percorso in questi 3 giorni in cui le persone possano scoprirsi. Ci saranno momenti di auto ascolto, come lo yoga mattutino e l’hammam e cromoterapia la sera, passeggiate all’aria aperta, momenti di condivisione con il gruppo.

Il mio workshop sarà diviso in momenti e avrà l’obbiettivo di ispirare le persone, farle aprire ad un nuovo punto di osservazione di se stessi e del viaggio, non si insegneranno cose da fare o da non fare, ma si condividerà uno strumento che ogni persona userà secondo le proprie esigenze.

Questo primo obiettivo l’ho raggiunto ascoltando i miei fans sul Web, senza la Rete probabilmente non avrei trovato il modo e l’occasione di fare ciò che più mi appassiona e mi permette di spendere al meglio le mie competenze professionali, in modo autonomo e indipendente.




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