Lavorare da Remoto: 6 Consigli per Sviluppare il Giusto Mindset

Lavorare da remoto non richiede semplicemente un laptop, una connessione e delle competenze professionali da mettere a frutto! Richiede prima di tutto un corretto approccio mentale e una nuova concezione del lavoro e della propria vita.

Danilo Messineo (aka dannymex): Co-founder di Evermind, azienda da sempre remotizzata al 100%. Il mio motto è “Work as Play”. Sono attratto dall'inesplorato e sono alla continua ricerca di “quel qualcosa” che va oltre la vita di tutti i giorni. Mi piace creare qualcosa di nuovo che abbia significato e valore per tutti. Ex “libero”, amo viaggiare tra gli umani e sono certo che l'ospitalità salverà il mondo.

Pubblicato il: 19 Aprile 2019 | Categoria:

La motivazione che mi ha spinto a scegliere di lavorare da remoto è stata la più scontata, ovvero la voglia di libertà.

Non è stato il semplice desiderio di essere indipendente nella gestione del mio lavoro, del mio tempo e dei miei spazi, ma qualcosa di più profondo: la consapevolezza di voler e poter esprimere me stesso totalmente e autodeterminare la mia vita.

È stato, e tutt’oggi lo è, un percorso difficile e pieno di insidie che necessita quotidianamente di pratica, presenza e dedizione; un viaggio senza fine, senza alcuna destinazione che non sia il viaggio stesso.

Sin da subito ho scoperto che lavorare da remoto non richiede semplicemente un laptop, una connessione e delle competenze digitali base ma, in primis, un corretto approccio mentale, per me all’inizio totalmente sconosciuto.

È stato quindi il classico salto nel buio in cui, ignaro dei rischi e delle problematiche con cui mi sarei scontrato da lì a poco, mi sono ritrovato risucchiato in un vortice di smarrimento e frustrazione. Ho compreso, a mie spese, che la libertà ha un prezzo da pagare.

Affinché un cambiamento radicale possa essere il meno traumatico possibile, è fondamentale innanzitutto adottare a monte un modo nuovo di pensare che determina a sua volta una nuova visione e un nuovo comportamento. Insomma bisogna preparare un terreno fertile su costruire la nuova vita.

Si perchè lavorare da remoto implica mettersi in discussione totalmente e compiere un salto di maturità che ci mette di fronte alla grande opportunità di lavorare con le nostre passioni e a un progetto non semplicemente professionale ma di vita a 360°.

L’obiettivo finale, come in tutte le cose, è trovare il giusto equilibrio tra tutte le parti ma un equilibrio che non sia statico e permanente ma fluttuante, cangiante, liquido come i tempi che stiamo vivendo.

Viviamo un’epoca in cui l’unica certezza è il cambiamento e diventa requisito primario la capacità di sapersi adattare, modellare e di essere flessibile.

Come esortava Bruce Lee nella sua celebre intervista con Pierre Berton:

“…Be formless, Be shapeless like water… Be water my friend”

Senza alcuna presunzione di insegnare nulla, dalla mia esperienza sono riuscito a distillare alcuni consigli, spero utili, per sintonizzarsi sul giusto mindset per lavorare da remoto e affrontare così il salto nel buio almeno con un fiammifero acceso. 🙂

“ Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri, i tuoi pensieri diventano le tue parole, le tue parole diventano le tue azioni, le tue azioni diventano le tue abitudini, le tue abitudini diventano i tuoi valori, i tuoi valori diventano il tuo destino. “

– Mahatma Gandhi –


Ecco i 6 consigli utili per sviluppare il giusto mindset per lavorare da remoto:

  • Impara a lavorare ovunque
  • Non importa quanto lavori ma come
  • L’obiettivo non è lavorare da remoto
  • Work as play
  • Libertà è disciplina
  • Sviluppa una mentalità di crescita


1. Impara a Lavorare Ovunque

Lo slogan Work is not a place, it’s what you do descrive perfettamente la rivoluzione copernicana del lavoro da remoto.

Identificare il lavoro con un luogo unico (ufficio) è il primo schema difficile da destrutturare essendo un’idea radicata profondamente nella nostra cultura.

Lavorare da remoto infatti permette di lavorare da qualsiasi postazione che sia casa, un bar, un parco o un co-working e la scelta del “posto perfetto” è molto soggettiva e dipende da diversi fattori personali come può essere la nostra capacità di concentrazione, il desiderio di essere circondato da altre persone o semplicemente le attività che dobbiamo portare avanti (una video conferenza, un lavoro creativo, scrivere etc.).

C’è chi preferisce ambienti tranquilli senza alcun tipo di distrazione e altri che si sentono stimolati in ambienti più dinamici e “caotici” come bar e cafè, c’è chi preferisci lavorare nelle tranquillità della propria casa. Non esiste una scelta migliore dell’altra.

Il mio consiglio è cambiare periodicamente la postazione di lavoro. Che sia ogni settimana, due volta a settimana, ogni quindici giorni non importa. Importa allenarsi e migliorare la propria capacità di adattamento perché trovarsi bene ovunque può diventare una risorsa inestimabile per chi lavora da remoto, soprattutto nelle emergenze.

Cambiare, inoltre, porta con sé (oltre che il piacere di scoprire luoghi, contesti, persone nuove) il vantaggio di essere indipendenti da un unico luogo e trovarci pronti nel modellare facilmente le nostre attività professionali alle nostre esigenze personali, come nel caso in cui si voglia intraprendere un lungo viaggio o, come è capitato a me, nel caso in cui il posto scelto come postazione di lavoro dovesse chiudere dall’oggi al domani senza preavviso.

Quei concetti quali sicurezza, continuità e regolarità evocati dal “posto di lavoro” tradizionale possono certamente essere traslati anche nel lavoro da remoto ma con la consapevolezza che questi aspetti non dipendono più da fattori esterni ma siamo noi stessi a determinarli.


2. Non Importa Quanto Lavori ma Come Lavori

Questo concetto sembra banale ma prendere le distanze dai vecchi modelli non è per nulla facile.

Quando sei “libero” da orari non è scontato lavorare meno anzi la tendenza è lavorare di più. Familiarizzare con l’idea di qualità del lavoro diventa un grande balzo di consapevolezza soprattutto all’interno di una società, come quella attuale, che si fonda sul concetto di quantità/tempo/denaro. Più tempo, più lavoro, più denaro è un convinzione difficile di cui sbarazzarsi.

I primi tempi della mia nuova vita “remota”, i miei orari di lavoro erano identici ai miei vecchi “orari di ufficio”. Per me era del tutto naturale identificare il lavoro con quella precisa quantità di tempo e con quella fascia oraria. Non rispettarla mi creava sensi di colpa come se stessi lavorando male e togliendo qualcosa a qualcuno.

Inoltre, qualsiasi proposta o possibilità si presentasse durante quell’arco di tempo della mia giornata era scartata categoricamente a prescindere. Scandire la giornata con i vecchi orari mi infondeva oltretutto un senso di sicurezza anche se, spesso, a scapito della mia vita personale.

In poco tempo, dall’idea di libertà e di liberazione che il lavoro da remoto mi avrebbe dovuto regalare, mi sono ritrovato schiavo del tempo e dei miei schemi.

Ma “un uccello che nasce in gabbia, crede che volare sia una malattia” dice il saggio e folle Jodorowsky.

Il passo importante da fare è prendere perciò contezza che il lavoro non si misura con il tempo ma con ciò che si fa e come si fa, liberandosi dall’idea che lavorare tanto vuol dire lavorare meglio.

Al fine di progettare al meglio la propria attività lavorativa e ottimizzarla al necessario, consiglio di capire i momenti della giornata in cui si è più produttivi. Qualunque sia l’orario di lavoro che funziona per te, inseriscilo nella tua routine e intorno costruisci il resto delle tua attività.


3. L’Obiettivo Non è Lavorare da Remoto

Una volta raggiunto l’obiettivo, tanto agognato, di lavorare da remoto ho scoperto che in realtà non avevo nulla tra le mani. Avevo raggiunto solo una tappa illusoria che mi presentava, come un gioco di specchi, infinite strade ma nessuna bussola per orientarmi.

Ho compreso che lavorare da remoto è solo un’opportunità per determinare la propria vita e che quindi avrei dovuto cercare obiettivi al di là di quelli professionali.

Lavorare da remoto funziona sulla vita come un aggettivo funziona su un nome. È una modalità che consente di progettare la tua vita in modi diversi, ma alla fine non ti realizza.

Quindi, mentre pensi a progettare la tua carriera da remoto, rifletti prima sul reale motivo, sul “perché” vuoi compiere questo passo. Vuoi dedicare più tempo a casa e diventare un genitore migliore? Vuoi trasferirti in una nuova città? Hai l’obiettivo di vivere viaggiando per il mondo? Vuoi trasformare la tua passione in lavoro?

Ci tengo a chiarire che lavorare da remoto non risolve problemi, ma offre sicuramente spazio per operare e rendere più raggiungibili gli altri obiettivi della vita. Anche se si lavora da remoto, si deve comunque lavorare sulle proprie abilità e sulla propria crescita, sulle relazioni e sui propri obiettivi perché non si sviluppano autonomamente e senza sforzo. Anzi l’impegno richiesto è maggiore perchè tutto improvvisamente dipenderà solo da te.

Quindi il consiglio è non sacrificare la propria felicità per lavorare da remoto. Può sembrare ovvio, ma la tua felicità si costruisce con ciò che fai giorno dopo giorno, non da dove lavori fisicamente.


4. Work as Play

Il vero segreto della vita è essere completamente coinvolti in quello che stai facendo nel qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro, ti renderai conto che è un gioco. ” sosteneva saggiamente il filosofo inglese Alain Watts.

Invece, oggi siamo coinvolti in un modello lavorativo secolarizzato che divide la nostra giornata in lavoro e tempo libero e, forse, mantenere il lavoro e il gioco separati è il motivo della diffusa insoddisfazione professionale.

In altre parole, siamo programmati per sacrificare il nostro tempo nel fare un lavoro che non ci piace per guadagnare denaro al fine di comprare del tempo libero per fare ciò che ci piace. Detto così sembra folle.

Questo costrutto mentale ci porta, quando pensiamo a un’attività che sia lavoro, a confrontarlo automaticamente con il tempo libero e, per definizione, se è l’opposto del tempo libero, pensiamo che non sia qualcosa di piacevole e quindi consideriamo il lavoro come opposto del gioco.

Il lavoro da remoto, che oggi sovverte i concetti di tempo e spazio, dà vita a un nuovo atteggiamento mentale in cui si fa spazio la consapevolezza che possiamo scegliere di fare un lavoro sulla base di ciò che ci piace e ci rappresenta, ispirandoci ai valori e agli obiettivi personali a cui aspiriamo.

Infatti dal work-life balance siamo già all’era della work-life fusion, un’esperienza di vita piena e totale dove lavoro e passione finalmente si allineano per una piena realizzazione di noi stessi.

Consiglio quindi prima di pensare a lavorare da remoto, di pensare prima a cosa ci rende felice e cosa desideriamo veramente dalla nostra vita.


5. Libertà è Disciplina

Non essendoci cartellino da timbrare, il tempo lavorativo va autogestito e autoregolamentato su logiche di indipendenza e responsabilità che è possibile sviluppare solo con un salto di maturità personale e professionale incentrato sull’ autodisciplina e sull’automotivazione.

Lavorare da remoto è come passare dal liceo all’università. Mentre al liceo ti viene detto cosa e come studiare, all’università sei libero di gestire il “come” a tuo piacimento. Mentre al liceo si lavora per compiti all’università si lavora per obiettivi. Diventa essenziale quindi sviluppare una spiccata capacità di gestire se stessi e il proprio lavoro.

Infatti tenere sotto controllo costantemente le attività lavorative quotidiane e le esigenze della propria vita personale richiede una rigorosa pianificazione del proprio tempo. La tecnologia odierna certamente ci offre una grossa mano d’aiuto e anche sistemi analogici, come l’intramontabile agenda cartacea, possono tranquillamente soddisfare le nostre esigenze di controllo e gestione.

A prescindere dallo strumento che utilizzi, è la capacità di autodisciplinarsi, e quindi di autogestirsi, la qualità più importante che possiamo sviluppare come individui.

Una disciplina orientata a obiettivi e azioni virtuose creeranno un sistema di abitudini che ci guiderà a ottenere risultati sorprendenti.

Ad esempio: svegliarsi presto la mattina, dedicare del tempo a se stessi, meditare, fare sport, lavorare nei momenti in cui si è più produttivi, dedicare tempo alla tua famiglia, a leggere, a scrivere, a studiare sono tutte potenziali attività che generano benessere nella tua vita e nella vita di chi ti circonda.

Ricorda sempre che chi siamo e dove siamo oggi è il risultato delle nostre abitudini.

Quindi consiglio che la strada da intraprendere è diventare consapevoli delle proprie abitudini, prenderne il controllo completo.


6. Sviluppa Una Mentalità di Crescita

Il nostro cervello brama la certezza, la sicurezza e si sente più a suo agio con ciò che conosce piuttosto che esplorare qualcosa di nuovo. Tuttavia, nel mondo che viviamo in continua evoluzione, abbiamo bisogno di imparare continuamente cose nuove e diverse.

La realtà che si sta sempre più delineando ci impone di essere curiosi, sperimentare ed esplorare continuamente.

Non bisogna aver paura di provare qualcosa di nuovo. Incontrare difficoltà e problemi è naturale e il fallimento è un’opportunità di apprendimento e crescita.

Acquisire un’abilità può richiedere mesi o anni e non è necessario la perfezione, ma fare esperienza e riconoscere gradualmente i propri progressi consapevoli di “aver fatto un passo in avanti” verso ciò che desideriamo.

Per crescere come persone e come professionista è necessario essere consapevoli dei propri limiti e lavorare costantemente sui propri punti di forza.

Il consiglio è oltre che non smettere mai di studiare (non solo aspetti legati alla nostra professione ma soprattutto legati alla crescita personale), di condividere le proprie conoscenze con gli altri.

Questo certamente aiuterà oltre che donare una parte di noi anche di sviluppare e consolidare il nostro sapere.


Conclusione

Lavorare da remoto richiede una nuova concezione del proprio lavoro, della propria la giornata lavorativa ma soprattutto della propria vita. Non è un percorso facile ma un percorso di cambiamento generale e molto spesso il cambiamento è associato ad una crisi. La comodità del vecchio conosciuto ci fa percepire il nuovo come ostile. Molte volte, abbandonare ciò che credevamo insostituibile e sul quale avevamo posto le nostre fondamenta, ci aiuta a migliorare la nostra vita.

Come ci insegna la parabola dell’aragosta, le sfide aiutano a crescere.


Foto credit: Shutterstock



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