Lavorare Come Assistente Virtuale: Quanto e Come Farsi Pagare

Se scegli di lavorare come assistente virtuale è importante che tu conosca quale sia la tariffa giusta da applicare al tuo cliente e quali modalità di pagamento utilizzare.

Mary Tomasso: Adoro viaggiare, conoscere nuove culture, sperimentare cose nuove e reinventarmi. Vivo in Argentina, dal 2008 sono Assistente Virtuale e ho creato il primo corso per Assistenti Virtuali in italiano, per aiutare altre persone a crearsi una nuova professione ed essere libere di lavorare da ovunque.

Pubblicato il: 17 Novembre 2015 | Categoria:

Le tariffe sono una nota dolente in generale per chiunque fornisce servizi online a distanza, perché trattandosi di beni intangibili sembra quasi che non avendo costi materiali, chi fornisce questa tipologia di servizi, non abbia il diritto di farsi pagare come un normale professionista o debba comunque farsi pagare poco.

Ricordo quando diversi anni fa, feci una traduzione per l’amico di un amico e anche se avevo chiarito al mio amico quale sarebbe stata la tariffa, il suo amico quando gli consegnai la traduzione mi disse “Grazie, le devo una cena”. Conosco tante traduttrici alle quali almeno una volta nella vita è successa una cosa del genere.

Quando poi la categoria di servizi che si forniscono è nuova e quasi sconosciuta, come nel caso dell’assistenza virtuale, le cose diventano ancora più difficili: molti non sanno nemmeno che esiste questa professione, come fanno ad avere un’idea di quanto pagare per servizi di assistenza virtuale?

E poi c’è il caro vecchio libro di Tim Ferriss, 4 ore alla settimana, che ha contribuito a far conoscere questa professione, ma che in molti casi ha portato a una confusione, soprattutto per quelle persone che si sono soffermate sulla tariffa di 10 dollari all’ora in India e hanno sorvolato sul concetto che Tim Ferriss trasmette: che si tratta di un investimento e che se il lavoro di un professionista per esempio vale 100 euro all’ora, lavora 6 ore al giorno e ne passa 3 a occuparsi di task operativi, di fatto sta pagano 300 euro per task operativi che un assistente virtuale potrebbe svolgere per 90 euro. (Non ricordo esattamente le cifre menzionate da Tim Ferriss, ma il concetto è questo).

Certo, in paesi come India e Filippine, dove abbondano gli assistenti virtuali, è possibile applicare tariffe molto basse, non è affatto un insulto alla professionalità e non si sta sottopagando il professionista quando lo si paga 10 dollari all’ora, visto che la media di uno stipendio in India è di 295 dollari al mese, il che equivarrebbe a circa 14 dollari al giorno, ma molti lavorano 6 giorni a settimana…(Fonte Wikipedia)

Tariffe

Ma nei paesi cosiddetti del primo mondo, questa tariffa è un insulto alla professionalità, e così come nessuno si sognerebbe di pagare pochi euro a un professionista come un avvocato, allo stesso modo bisognerebbe comprendere che le tariffe per un assistente virtuale professionale, non improvvisato, sono abbastanza lontane dai 10 dollari all’ora.

La media internazionale è di 35 dollari all’ora per servizi generici e arriva fino a 50-80 dollari all’ora per servizi specialistici come la gestione dei Social Media e le attività legate al web marketing.

Un’altra nota dolente è l’unità di misura “ad ore”. Devo dire che non sono per niente fan della fatturazione ad ore, perché tende a generare un’altra confusione: è come se si stesse pagando una persona per il tempo in cui è impegnata a fare una determinata cosa e non per quello che è in grado di fare in quel tempo. Si dimentica che si sta pagando la professionalità, le ore e ore spese a studiare, formarsi, imparare, fare pratica, e le competenze acquisite.

E’ un po’ come la famosa storia del tecnico chiamato a riparare un computer del valore di 12 milioni di dollari (la storia o probabilmente leggenda metropolitana arriva dagli USA).

Seduto di fronte allo schermo, il tecnico preme un paio di tasti, asserisce con la testa, mormora qualcosa a se stesso, spegne il Pc, estrae un piccolo cacciavite dalla tasca e dà un giro e mezzo a una minuscola vite. A questo punto accende il Pc e verifica che funziona perfettamente.

Il Presidente dell’azienda, felicissimo, si offre di pagare il conto immediatamente. “Quanto le devo?”, chiede. “Sono 1000 dollari”, risponde il tecnico. “1000 dollari? 1000 dollari per stringere una semplicissima vite? Mi rendo conto che il computer vale 12 milioni di dollari, ma 1000 dollari mi sembra una cifra esagerata! Pagherò solamente se manderà una fattura che giustifichi questa cifra!”

Il tecnico acconsente e se ne va. Il mattino dopo il Presidente riceve la fattura, la legge e la paga senza indugi. La fattura diceva: “Servizi effettuati: avvitamento vite 1 USD; sapere quale vite avvitare 999 USD.”

Questo è il concetto credo fondamentale da capire quando si contrattano servizi. E anche se non si tratta di servizi specialistici, spesso nel caso dell’assistenza virtuale si tratta di servizi delicati, per cui l’assistente virtuale ha i dati della carta di credito, l’account di paypal, accesso al conto corrente bancario, agli account per accedere ai portali dei fornitori di elettricità, gas e telefonia.

Non sono cose che possono essere affidate a chiunque, io non lo farei e non so chi affiderebbe tali mansioni ad uno sconosciuto dall’altra parte del mondo.

E’ possibile sostenere quindi che non si sta pagando una persona ad ore, ma si sta pagando la professionalità, la garanzia di serietà ed etica. Personalmente non ho mai sentito casi di assistenti virtuali a 35 dollari all’ora che abbiano in qualche modo arrecato danni ai clienti, mentre ho sentito di problemi con assistenti virtuali contrattati a pochi dollari su piattaforme per freelance.

Nel definire le tariffe, è importante tenere in considerazione le spese fisse, che certamente per chi lavora da casa sono inferiori a chi affitta un ufficio, ma tra le spese fisse dovrebbe esserci anche la formazione, e poi ci sono Internet, hosting, dominio, strumenti per lavorare online, tasse, INPS, etc.

Ma al di là dei costi operativi fissi, è indubbiamente molto importante nella creazione della tariffa considerare la nostra professionalità. Una volta ho sentito dire da una coach di Puerto Rico “Io mi faccio pagare una tariffa che mi faccia ballare di gioia”. Invece l’altro giorno nel gruppo privato di assistenti virtuali del mio corso, è venuta fuori l’espressione “Io per questa cifra non accendo neanche il computer”. Ecco, io penso che al di là dei costi, ognuno di noi, e non solo assistente virtuale, ma chiunque lavori online, dovrebbe avere una tariffa al di sotto della quale non accende neanche il computer. Perché lavorare motivati è fondamentale, mentre dover portare avanti dei task quando ci si sente sottopagati, può essere davvero frustrante.

Se da una parte la tariffa oraria serve per avere un’unità di misura da cui partire, dall’altra parte ha i suoi svantaggi, come detto prima, non solo perché il cliente non percepisce il valore di quanto apportato, ma perché può diventare dispersivo per l’assistente virtuale.

Bisognerebbe avviare il timer quando si legge un’email del cliente o un task che ha assegnato, poi bisognerebbe rispondere alla mail, lavorare sul task e registrare tutto questo. A volte si perde più tempo nello scrivere un report con il dettaglio minuzioso di tutte le azioni svolte (letta mail, risposta mail, scritto a Tizio, contattato help desk, creata nuova pagina in WordPress, ecc.) che nell’effettivo svolgimento dei task.

Io suggerisco quindi di orientarsi su una tariffa mensile, sempre partendo da un’indicazione della quantità di ore che si potrebbero impegnare per tutte le attività di quel determinato cliente. Nella maggior parte dei casi, anche i clienti preferiscono un forfait, non interessa loro quante ore ci vogliano, a patto che si svolga il lavoro.

Questo è certamente il tipo di cliente che preferisco, orientato ai risultati e che quindi sa dare il giusto valore alla professionalità.

Tuttavia i pacchetti mensili non sono sempre possibili, lo sono per attività ben definite quali possono essere la gestione dei Social Networks, del blog, della newsletter, ma se le attività non sono previamente quantificabili allora suggerisco i pacchetti di ore, con delle condizioni.

I pacchetti di ore dovrebbero essere di minimo 20 ore da utilizzare entro 3 mesi, per esempio, e in quel caso il cliente dovrebbe capire che non ha la stessa priorità che avrebbe un cliente che paga un fisso tutti i mesi. Questo perché l’assistente virtuale si riserva del tempo per organizzare tutti i task dei clienti fissi, e se un cliente che ha pagato 20 ore 5 mesi fa e ne ha usate solo 10 e poi è letteralmente sparito (mi è successo) ritorna fresco e pimpante dopo 3 mesi di assenza con un task da consegnare entro 24 ore, la cosa diventa ingestibile. Non sarebbe corretto togliere tempo a un cliente che paga tutti i mesi per assegnarle a un cliente saltuario.

Possibili Modalità di Pagamento

Per quanto riguarda le modalità di pagamento, suggerisco sempre la metà anticipata e il resto dopo 2 settimane. Se qualcuno ti propone il pagamento a 120 giorni, di che va benissimo, che fra 120 giorni realizzerai il lavoro!

Ci sono AV che chiedono anche tutto in anticipo, soprattutto per importi bassi. Scegli qual’è il sistema che preferisci, ma ovviamente chiedi sempre un anticipo!

Questi sono gli aspetti principali che ho imparato col tempo e che sono diventati non negoziabili per me. Non ti nascondo che ho lavorato con alcuni clienti che secondo me mi stavano sottopagando ma con i quali, per diversi motivi, sia professionali, sia umani, era un vero piacere lavorare!

Penso che ognuno di noi abbia delle condizioni che considera non negoziabili che possono avere a che fare con la tariffa, o con le condizioni di lavoro.

Quali sono le tue? Lasciami un commento o qualunque domanda tu abbia, sarà un piacere risponderti!


Foto credit: Shutterstock


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