Vivere Viaggiando con i Propri Figli: Un’Alternativa alla Scuola Tradizionale

In questo post foglio farti conoscere un'alternativa alla scuola tradizionale che puoi prendere in considerazione se sogni di vivere, viaggiando con i tuoi figli.

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Eleonora Malacarne: Ho vissuto in Spagna per sei anni, al termine dei quali sono partita per un viaggio in solitario in India. Se prima sognavo solo di ripetere questa esperienza, ora spero di farlo un giorno da nomade digitale. Mi piacerebbe trasformare la mia passione per i viaggi, le danze indiane e la scrittura in una professione online che mi permetta di vivere e lavorare viaggiando.

Pubblicato il: 31 Marzo 2015 | Categoria:

Quando si riflette sulla reale possibilità di diventare un nomade digitale, un aspetto che in qualche modo “spaventa” le persone che hanno figli è l’educazione scolastica dei bambini.

In molti si domandano se sia possibile garantire un’istruzione di base ai propri figli quando si è in viaggio o se sia necessario “fermarsi” in un Paese che garantisca buone scuole e dunque una buona istruzione. In pochi valutano un’altra possibilità, che già in molte famiglie che hanno deciso di vivere e lavorare come nomadi digitali stanno praticando con successo, ovvero l’homeschooling.

Ancora meno conosciuto è l’unschooling. Di cosa si tratta? Non essendo (ancora) un’esperta del tema, ho deciso di intervistare Erika Di Martino, fondatrice del Network Italiano educazioneparentale.org e “mamma di quattro bambini che non sono mai andati a scuola”.

erika di martino

Erika, laureata in lingue, scrittrice, family&life coach e social community manager, si occupa di Educazione e Homeschooling da anni ed è una nomade digitale. Con la sua famiglia è appena rientrata da un viaggio di 5 settimane a Lanzarote.

Anche grazie all’Homeschooling, può spostarsi sfruttando offerte e tariffe low-cost, scappando dal freddo della pianura padana e trasformando i suoi figli in esploratori del globo.

Utilizza molto il network di Airbnb sia per ospitare che essere ospitati. Quando la loro casa è affittata, partono all’avventura con i soldi guadagnati. La loro casa è aperta e sono felici di aver ospitato persone di diversa nazionalità.

L’anno scorso la sua famiglia è stata quattro mesi in Costa Rica, girando con zaini in spalla e viaggiando solo con bus (e taxi in qualche tratta), un’avventura non da poco. Erika e suo marito lavoravano viaggiando.

Prima di tutto chiedo a Erika:

Qual è la differenza tra l’Homeschooling e l’Unschooling?

Quando parliamo di homeschooling ci riferiamo a quelle famiglie che insegnano utilizzando un curriculum ben preciso (creato da loro o acquistato on-line). Essi in parte ricreano la scuola in casa proponendo determinati argomenti a seconda delle fasce d’età, utilizzando libri di testo simili a quelli scolastici (ma non è detto!) e dedicando un momento specifico della giornata allo studio.

Per essere più esplicativa direi che in questo metodo la nave della conoscenza è pilotata dal genitore (o dal tutor) che indica al bambino la via da seguire. Inoltre a fare homeschooling può essere una famiglia sola o un gruppo di famiglie che segue l’istruzione di diversi bambini allo stesso tempo.

Con unschooling ci riferiamo invece a quelle famiglie che lasciano i propri figli liberi di decidere come, dove, quando e soprattutto cosa imparare. In questo caso la nave è pilotata in toto dal bambino, ma egli non è solo: i genitori sono parte attiva di questo apprendimento offrendo fonti di studio e sostenendolo nei suoi percorsi naturali.

Le famiglie che fanno unschooling fanno un grosso cambiamento perché devono dimenticare tutto quello che è stato loro insegnato sull’apprendimento e imparare a fidarsi dei propri figli a 360°.

I genitori offrono gli strumenti per trovare le informazioni rispettando le scelte e i tempi del bambino.

Nell’unschooling l’apprendimento è incentrato sulle necessità e le passioni del bambino e della sua famiglia e area geografica di appartenenza. In questo caso l’approccio “scolastico” non si considera nemmeno, dato che il genitore è più propriamente una guida, un supporter, un aiuto, mentre il figlio è “in cattedra”.

Questo modus operandi necessita un’apertura mentale ancora più grande e un’immensa fiducia nei propri figli. Quindi, non si tratta proprio di riprodurre la scuola, ma si tratta di una realtà completamente diversa. (per approfondire: http://www.controscuola.it/il-nostro-unschooling/ ).

Secondo la tua esperienza, qual è la difficoltà maggiore di una scelta così diversa dal percorso tradizionale?

Ciò che risulta più difficile da affrontare è il confronto con la società che – purtroppo – è spesso digiuna di homeschooling. Di certo non si può sensibilizzare l’opinione comune chiacchierando in coda al supermercato (magari si, ma quando si è di corsa non è il massimo), oppure sotto casa con il postino che vi domanda perché vostro figlio non sia a scuola. Questo genere di esperienze vanno vissute in prima persona per essere comprese in pieno.

Sono moltissimi infatti i nonni o i mariti che erano inizialmente scettici verso l’educazione parentale, ma che hanno cambiato idea entrando in diretto contatto con i nipoti o i propri figli neo-homeschoolers.

La felicità e la curiosità per il mondo sono atteggiamenti che saltano subito all’occhio. Piuttosto che dare un giudizio ignorando la realtà, essi hanno avuto la voglia e la dedizione di affiancare i propri figli (o nipoti) in questo percorso di crescita e cambiamento per un periodo continuativo, avendo modo così di vederli splendere, imparare e rafforzarsi, anche (e talvolta soprattutto) senza scuola.

Certo, ci sono individui altamente critici verso l’homeschooling: se state leggendo questo articolo magari ne avrete conosciuti alcuni, ma c’è un gruppo altrettanto numeroso di gente che si domanda: “Vorrei sapere come fate? Io non ne sarei mai capace!”.

Ciò che stanno immaginando queste persone è: “Come faranno mai gli homeschoolers a riprodurre la scuola a casa?”. Cioè fare a casa ciò che fa la scuola in classe, concetto che è completamente differente da quello che accade veramente nelle famiglie che studiano a casa. Da qui scaturiscono le tipiche domande del tipo: “Ma il bambino come fa a non confondersi se tu sei sia l’insegnante, che la mamma?”.

Certo, essere un homeschooler in Italia potrebbe essere bellissimo, ma non è un cammino scontato. L’Italia offre infinite possibilità, sia naturali, che storiche, piuttosto che artistiche per imparare senza la scuola, ma il confronto con la società non è sempre roseo.

Quando presento l’educazione parentale ai genitori interessati (sono consulente familiare per l’homeschooling nello specifico), ma talvolta insicuri, che intervengono alle conferenze, li rassicuro immediatamente sui timori che riguardano l’atto di educare, ma allo stesso tempo li metto in guardia rispetto alle dinamiche che potrebbero scaturire dal confronto con la società, trattandosi di una scelta educativa alternativa, che non tutti conoscono.

Queste famiglie sono spesso deluse dal percorso scolastico tradizionale, di cui talvolta trattengono un retaggio pesante e delle ideologie errate, specialmente su cosa significhi “insegnare” e “imparare”.

Fortunatamente questi vincoli si possono cancellare piuttosto facilmente: per farlo è fondamentale ascoltare il proprio istinto e rimanere con la mente aperta al cambiamento. E’ sicuramente consigliabile, per chi ha già alle spalle anni da scolaro, un periodo di disintossicazione dai ritmi e dalle richieste tipiche della scuola (deschooling), un periodo dove riscoprire le proprie necessità e desideri più intimi.”

Per una famiglia, quali sono i vantaggi dell’homeschooling rispetto alla scuola tradizionale?

Per le famiglie che hanno scelto lo stile di vita da nomadi digitali è forse scontato elencare i vantaggi, tutti riassumibili nella libertà di potersi spostare secondo i desideri e le necessità della famiglia, bambini compresi.

Nelle 5 settimane alle Isole Canarie, i bambini hanno, tra le altre cose, imparato anche un po’ di spagnolo, che sicuramente servirà loro nella vita adulta. Anche per chi non sceglie – o non ha ancora scelto – di vivere come nomade digitale, i vantaggi sono notevoli.

Intanto è una scelta più economica, soprattutto se si hanno più figli. Non abbiamo da comprare montagne di libri e materiale, spendere per pasti mensa non consumati, costi trasporto, tasse scuola, vestiti alla moda, ripetizioni e così via.

Noi usiamo molto Internet, i libri della biblioteca, visitiamo i mercatini dell’usato e raccogliamo molto materiale che gli amici del vicinato avrebbero altrimenti buttato via. Sicuramente possiamo studiare anche in pigiama e abbiamo il tempo per curare un orticello, che oltre a essere materia di studio ci fornisce del cibo! Non potete immaginare quanti giocattoli, vestiti e giochi usati abbiamo recuperato a costo zero o quasi.

Poi è una scelta che porta pace e armonia tra noi. Si discute meno quando ognuno può scegliere come vestirsi, a che ora svegliarsi e cosa mangiare. Molti ci potrebbero accusare di anarchia, di sregolatezza, ma posso assicurare che ogni membro della nostra famiglia è rispettoso e compassionevole verso gli altri. Al posto di regole ferree abbiamo dei principi di sana condivisione.

Non dovendo obbligare nessuno a studiare una materia noiosa, ad alzarsi senza aver dormito a sufficienza, a fare i compiti prima di uscire, si è tutti più sereni e felici e quindi si litiga meno. Ognuno di noi impara e studia seguendo i propri ritmi, negli orari e nei modi che gli sono più consoni.

Ovvio che si discute sempre, siamo umani, ma molto meno di quello che vedo fare in certe famiglie. Eliminando la causa dei dissidi, i problemi sono per metà risolti prima di nascere e vi giuro che fa una bella differenza per la qualità della propria vita.

Poi la considero una scelta (quasi) stress-free. Non abbiamo scadenze o tempi stretti. Una delle parti più tristi della scuola tradizionale è vedere insegnanti e ragazzini che corrono dietro al programma scolastico, senza godere del suo contenuto. Al contrario, ogni argomento da noi affrontato può durare mesi! Non dobbiamo timbrare un cartellino, oppure compilare una pagella, quindi possiamo immergerci in una materia o un soggetto come e per quanto vogliamo.

Ciascun membro della famiglia (anche gli amici!) può dare il proprio contributo, l’interesse diventa contagioso e l’argomento può essere analizzato senza scadenze incombenti. Inoltre non necessitiamo di grande organizzazione… Lo so che da fuori sembra che ci sia bisogno di un controllore svizzero per far andare avanti homeschooling, casa e famiglia, ma vi assicuro che non è così.

Credo che serva più preparazione per arrivare in orario a scuola, per organizzare il colloquio con gli insegnanti, per sincronizzare le attività sportive e i compiti. Noi viviamo una vita molto naturale e tranquilla, dove essere organizzati non è fondamentale, dato che cerchiamo di seguire i tempi personali di ciascuno.”

Non hai mai timore che i tuoi figli non apprendano quanto e come dovrebbero?

Mio marito ed io sappiamo che i nostri figli imparano in ogni momento. La vita è apprendimento, così come lo è il gioco e il divertimento. Sappiamo bene che se si è infelici e stressati s’impara molto meno, evitiamo quindi di mettere i nostri figli in queste condizioni che portano anche conseguenze ben peggiori rispetto al semplice “non apprendere”. Matematica, storia, scienze e lingue (per citare alcune materie) non sono elementi staccati dal vivere quotidiano. Anzi, sono parte stessa della nostra vita e non possono essere separati e messi in una scatola-libro, oppure racchiusi in un’ora di attività che termina col suono di una campanella.

I bambini imparano molto di più quando sono coinvolti in prima persona e non passivi, come succede a scuola. Ciò permette loro di decidere i tempi e li porta a vedere risultati diretti.

Purtroppo molte persone credono che i bambini abbiano bisogno di essere direzionati e istruiti, questo concetto crea una marea di problemi che sono sotto gli occhi di tutti, ma che pochi accettano di vedere.

La scuola, nella maggior parte dei casi, insegna che imparare debba essere noioso, o comunque un atto forzato; talvolta è come un lavoro d’ufficio ammorbante che deve essere finito prima di timbrare il cartellino.

Imparare divertendosi ha alleggerito molto la nostra vita, al centro di questa idea vi è la fiducia che l’essere umano voglia sempre migliorarsi e imparare. Da quando seguo i miei figli anch’io ho approfondito tantissimi argomenti fino ad ora sconosciuti o dimenticati, devo ammettere che l’homeschoooling ha fatto bene soprattutto a me!

Il nostro approccio educativo stravolge completamente le linee guida tradizionali, significa fare tabula rasa della propria forma mentale (e quella della maggior parte della gente che ci sta attorno) e provare qualcosa di completamente nuovo.

Noi privilegiamo un percorso da autodidatti da subito, quindi non proponiamo loro alcuna nozione preconfezionata e non li sottoponiamo ad alcun tipo di esame o valutazione. Stiamo imparando accanto ai nostri figli, osservandoli e sostenendoli nelle loro ricerche e scoperte. Il fatto di essere i protagonisti di un cammino la cui direzione è sconosciuta, rende l’avventura ancora più emozionante e imprevedibile. Questo ci permette anche di costruire un percorso assolutamente originale, che non riprende nessuno schema già in uso.”

Secondo la tua esperienza, qual è la marcia in più che questo tipo di educazione può dare a un bambino di oggi?

Le qualità che riteniamo fondamentali per il cittadino del futuro sono di avere una mente curiosa e la capacità di imparare in autonomia. Ogni bambino ha un bagaglio di domande infinito, e il nostro compito è semplicemente quello di mantenere viva la fiamma della conoscenza. Lo facciamo in molte maniere, per esempio facendoci in primis noi tante domande e poi valutando con loro le possibili risposte.

Tutti i bambini hanno questo spirito di ricerca ma, troppo spesso, esso viene soffocato in nome del sistema educativo tradizionale che non incoraggia il pensiero divergente e riempie le teste degli studenti con nozioni già pronte. Le lezioni vengono assimilate temporaneamente per poi essere rigurgitate nel momento del test. Questo tipo di esercitazione sterile uccide il pensiero critico.

Le domande che ci poniamo ci portano a essere sempre più curiosi: ciò conduce a iniziare una serie di progetti sull’argomento prescelto, che portiamo avanti insieme, in famiglia.

Ovviamente, ogni giorno nella nostra vita come in quella di tutti, si presentano una serie di problemi e noi lasciamo che siano i bambini a trovare le opportune soluzioni a quelli alla loro portata, mentre per quelli più complicati chiediamo comunque e sempre la loro opinione.

Più di una volta la loro freschezza ci ha permesso di trovare una soluzione originale, alla quale noi adulti non saremmo arrivati da soli. Li incoraggiamo quindi a procedere per tentativi, suggerendo di riprovare se falliscono e congratulandoci con loro per le conquiste ottenute. Questo processo alimenta la loro autostima e la sicurezza di poter superare qualsiasi ostacolo che la vita gli presenterà. Così saranno esperti di problem solving, una dote impagabile.

Questo continuo esercizio, unito a una grande libertà, li porta inevitabilmente a scoprire le proprie passioni. Noi genitori siamo presenti per stimolarli in svariate maniere, senza mai giudicare il loro percorso, anzi offrendo possibilità sempre differenti e interessanti.

Trovo che il centro della vita di un individuo dovrebbe essere la passione per il lavoro svolto, non c’è nulla di più triste di un essere umano che non possa perseguire la propria vocazione. E’ altrettanto vero che non è facile oggigiorno incontrare persone che abbiano trasformato la loro passione in lavoro, anzi è più facile trovare individui che tristemente avanzano nella vita con un sogno oramai dimenticato nel cassetto”.

Qual è l’insegnamento più importante che trasmetti ai tuoi figli?

La felicità è il motore dell’esistenza, e per vivere bene bisogna saper essere felici indipendentemente da ciò che accade: tra tutte le cose che insegno ai miei figli, questa è di sicuro una di quelle che mi sta più a cuore.

Troppi genitori insegnano ai bambini che la felicità è al di fuori di essi e che dipende dagli oggetti o dal denaro che si possiedono, oppure ancora dalle amicizie che si hanno o dai voti che si prendono a scuola.

Fin da piccolissimi noi lasciamo ai nostri figli la propria privacy, la libertà di intrattenersi da soli: giocando, leggendo, immaginando, costruendo. L’ozio creativo e solitario è da noi largamente valorizzato con risultati positivi.

La felicità si raggiunge da soli. Non ho praticamente mai sentito i miei figli lamentarsi di essere annoiati. Piuttosto che algebra o il nome dei fiumi del centro America, si dovrebbe insegnare a essere felici.

Il bambino che non sperimenta questo grado d’indipendenza rischia, una volta adulto, di attaccarsi in maniera morbosa ad un’altra persona, oppure di colmare il vuoto esistenziale con dei passatempi come i social o lo shopping, oppure peggio ancora, con il cibo”.

Vuoi parlarci di “Educazione Parentale”, il network che hai creato?

educazione parentale

Educazione Parentale è il network italiano per i genitori che decidono di seguire personalmente l’educazione dei propri figli.

Educazione Parentale non segue nessuna ideologia specifica, è aperta a tutti coloro che praticano l’educazione familiare, indipendentemente dalla loro religione, filosofia di vita, paese d’origine, identità etnica, metodo educativo e stato di salute (sia del figlio che del genitore).

Il nostro scopo è di accogliere realtà quanto più diversificate possibile per creare una comunità online multiculturale. Accogliamo anche cittadini italiani che fanno educazione parentale all’estero. Nel Network di Educazione Parentale si trovano eventi per famiglie, pagine dedicate alla didattica con esempi dei programmi scolastici, sezioni dedicate a ciascuna fascia d’età, gruppi divisi per città e regioni (utile per chi cerca contatti nella propria zona) e molto altro.

I membri del sito si potranno tenere aggiornati sulle leggi e sulle reciproche esperienze con le istituzioni. Il Network offre un sostegno concreto alle famiglie che scelgono di non mandare i propri figli a scuola: questo Network è un ambiente protetto e ben organizzato dove interagire con altri genitori che hanno scelto questo cammino. L’Homeschooling può essere una scelta difficile quando ci si sente soli e osteggiati, è quindi fondamentale mettersi in rete e unirsi ad un gruppo organizzato”.

Hai raccolto le tua esperienza in un libro, vuoi parlarcene?

“Il libro “Homeschooling. L’Educazione Parentale in Italia”, uscito a giugno del 2014, si rivolge a tutte le persone che sono incuriosite dal fenomeno Homeschooling e che vogliono saperne di più, con un focus particolare sull’Italia.

Racconto le esperienze delle famiglie che hanno fatto questa scelta, così che, tramite il loro esempio, sia più chiaro quali siano le valide alternative all’organizzazione scolastica standardizzata.

Oltre a fornire tutte le informazioni tecniche necessarie per iniziare un’esperienza di Homeschooling, il libro aiuta i genitori a familiarizzare con l’educazione parentale e a evitare gli ostacoli che inevitabilmente si incontreranno sul cammino”.


Sarebbe interessante sapere tu cosa ne pensi di questa opportunità. Credi che sia una scelta valida o hai delle perplessità?



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