Come Guadagna Un Travel Storyteller: Quando il Viaggio Diventa Lavoro

ll Travel Storyteller è oggi una figura professionale indispensabile per le aziende ed enti che operano nel settore dei viaggi e del turismo. Ecco alcuni consigli su come guadagnarsi da vivere con questa professione.

Ilaria Cazziol: Da sempre al posto fisso preferisco l’idea di un lavoro che mi permetta di viaggiare e di godere della mia libertà. Amo la comunicazione digital e dopo qualche intenso anno in un’agenzia ho deciso che volevo realizzare i miei sogni: così mi sono messa in viaggio, scrivendone su viaggiosoloandata.it e facendo copywriting, SEO e traduzioni come freelance.

Pubblicato il: 12 Marzo 2019 | Categoria:

Non so quante volte, parlando con mia mamma o mia nonna, ma anche uno sconosciuto a una festa o in autobus, ho ricevuto sguardi perplessi davanti alla mia risposta alla domanda “e che fai di bello nella vita?”.

In effetti, è una delle domande che sono arrivata a odiare, tanto che finisco per rispondere con un “eeeeh, se te lo dicessi dovrei ucciderti” nei contesti in cui ho meno voglia di imbarcarmi in questo racconto.

In fondo è più facile far credere di essere una serial killer che spiegare che sono una travel storyteller. E in certi casi potrebbe anche tornarmi utile, evitandomi una conversazione indesiderata successiva.

Ma voglio provare a fare chiarezza. Per tutte le mamme, le nonne e gli sconosciuti che ho incontrato per strada, e per te che sogni di trasformare la tua passione per i viaggi in un lavoro e ti chiedi come diavolo si faccia a guadagnare come travel storyteller.


Travel Storyteller: Stessa Professione, Tante Sfaccettature

Il fatto è che essere un travel storyteller può significare tante cose. Come ho già scritto in quest’articolo, il mondo ha bisogno di professionisti che sappiano raccontare esperienze di viaggio, territori, attività e destinazioni turistiche con testi, foto, video per creare delle storie uniche ed emozionanti che possano ispirare gli altri. Ma come ci si arriva?

Puoi avere il tuo blog di viaggi personale e scrivere occasionalmente un articoletto sulle tue vacanze, e teoricamente potresti considerarti un travel storyteller. Ma c’è la stessa differenza che passa tra una persona che scriva il suo diario segreto e un copywriter!

Quindi, per restringere il cerchio, facciamo una prima distinzione di massa utilizzando l’accetta: un travel storyteller professionista, così come un copywriter professionista, è una persona che guadagna dei soldi per svolgere questo lavoro.

Ora che abbiamo fatto chiarezza su questo punto, però, si aprono tante altre domande: come guadagna? Chi lo paga? Come trova i clienti?

Con calma, con calma! Notare solo che io non ho detto “una persona che viene pagata per svolgere questo lavoro”, ma solo che “guadagna”. E questa distinzione è importante, perché ci permette di fare un secondo step.


Il Travel Storyteller “per Se Stesso”: un Travel Blogger che si è Montato la Testa?

Benvenuto dove quasi tutti cominciano. I blocchi di partenza, tipicamente, sono questi: sogni e ambizioni. La voglia di raccontare al mondo qualcosa di personale, di mettere a frutto le proprie competenze e passioni.

Ma non ti aspettare che qualcuno ti paghi per questo! Non ora, almeno. Inizialmente, non sei altro che un aspirante travel blogger. E probabilmente non sai nemmeno che la figura del travel storyteller esista, o che si possa essere pagati per fare ciò che tu fai gratuitamente.

Io ho iniziato così: a 19 anni, con un graficamente terribile blog su Blogspot per raccontare la mia esperienza di Exchange Student in un’università della California. Rigorosamente segreto, perché mi vergognavo di scriverlo. Ed è solo quando un mio articolo su come ottenere il visto studentesco per gli USA è arrivato in prima pagina su Google, iniziando a portarmi una marea di contatti e commenti, che ho capito di essere brava. E che forse non dovevo nascondermi.

Ma la strada era lunga, e ci sono voluti altri due blog non retribuiti, per un totale di centinaia di articoli a mia firma ma non letti da nessuno sparsi sul web, per arrivare dove sono oggi con il mio Viaggiosoloandata.it. E alle collaborazioni retribuite. Che inizialmente sono gratuite (se pagano “in visibilità”, può anche andar bene per un po’), e solo successivamente, con fatica e capacità di contrattazione, cominciano ad essere effettivamente retribuite con qualcosa con cui si possa comprare il pane! Ma di questo parleremo tra poco, perché si tratta di fare travel storytelling “per altri”.

Mentre penso che la strada più bella, anche se più difficile e meno immediata, sia quello di farlo per se stessi. Facendo emergere i propri guadagni, e quindi il diritto di definirsi dei professionisti, dal proprio blog (o Facebook, o Instagram, o canale YouTube).

Ci sono tanti modi per guadagnare qualcosa con il proprio blog, ma quelli che effettivamente ti permettono di avere davvero successo, economicamente parlando, non sono quelli che pensi.

Magari stai pensando alla pubblicità. Quella fastidiosissima cosa che spunta, si ingrandisce, fa partire un video rumorosissimo se non hai messo il silenzioso, etc. No, quella è solo fastidiosa per l’utente e a fine mese ti porterà pochi spiccioli, a meno che tu non abbia migliaia di visite al giorno.

Ci sono le affiliazioni, certo, come quelle con Amazon che ti riconosce una percentuale per i prodotti acquistati tramite un tuo link, ma vuoi davvero passare il tuo tempo a convincere la gente che ti legge a comprare prodotti? I link di affiliazione vanno usati per il bene, per consigliare prodotti e servizi veramente utili e sperimentati sulla nostra pelle, altrimenti perché chi ti segue dovrebbe fidarsi?

No, la cosa veramente interessante per chi ti segue, e gratificante per chi fa travel storytelling, è creare qualcosa che sia veramente utile e venderlo.

Senza fregature, senza dover convincere nessuno con mirabolanti titoloni che poi non sono veri: semplicemente creando qualcosa che prima non c’era per una nicchia.

È quello che abbiamo fatto con la nostra guida alla transiberiana: l’abbiamo organizzata e percorsa in autonomia, scontrandoci con la mancanza di informazioni a riguardo online, e ci siamo resi conto che si poteva risparmiare tantissimo se si sapeva come fare. Così abbiamo scritto e pubblicato una guida alla Transiberiana e transmongolica fai da te, che in breve tempo è diventata una delle risorse più lette e apprezzate sull’argomento.

Ma non solo: ci siamo anche resi conto della difficoltà di tutto quello che ti sto raccontando. Del viaggiare a lungo termine, con tutte le complicazioni burocratiche e organizzative che ne derivano. Del vincere le proprie paure e trovare il coraggio di seguire i propri sogni di nomadismo. E di trasformarlo in nomadismo digitale, capendo quali opzioni ci sono per riuscirci e come valorizzare le proprie competenze e passioni.

Insomma, il resto dell’iceberg, della cui punta ti sto parlando in quest’articolo.

E raccogliendo tutte le risposte alle domande che avevamo prima di partire, prima di imbarcarci in quest’avventura, abbiamo scritto una lunghissima (oltre 400 pagine!) e completissima guida al viaggio a lungo termine e al nomadismo digitale. Il nostro bambino, davvero.

È questa, secondo me, la strada più bella e più gratificante di fare travel storytelling. Creare qualcosa di utile su ciò in cui sei diventato bravo, e venderlo. Può essere un video-corso, una serie di audio, delle consulenze…quello che vuoi, quello che più ti rappresenta e che ti permette di esprimerti al meglio.

Ma è una strada lunga, in continua salita, e dal risultato tutt’altro che certo. Non tutti riusciranno a intraprenderla, e ancora meno a portarla a termine e avere successo. Ed è per questo che, per la maggior parte dei travel storyteller (me compresa, almeno per ora!), è lavorare per gli altri la principale fonte di guadagno.


Il Travel Storyteller “per Gli Altri”: un Freelance della Comunicazione di Viaggio

L’evoluzione di un travel storyteller è tipicamente circolare. Perché a meno che non sia un giornalista che si specializza in viaggi, o comunque un professionista della comunicazione, sarà difficile per qualunque persona interessata a fare di questo il proprio lavoro emergere senza cominciare da un lavoro “per se stesso”.

Ma come dicevamo, dopo una serie di tentativi ed errori, dopo esserti creato un portfolio (che siano foto, video, articoli o qualunque altra sia la tua passione che vuoi trasformare in lavoro), dopo aver probabilmente lavorato con pagamento in visibilità, arriverai ad un punto in cui potrai chiedere di essere retribuito per questo.

Ma bada bene, il travel storyteller NON È un influencer. Magari può anche esserlo, per carità: molti blogger e copywriter sulla strada per il successo raccolgono grandi numeri di follower. Ma un influencer “vende i propri follower”. Vende la propria capacità di raggiungere migliaia di persone per veicolare i contenuti di un brand come se fossero suoi. Non importa che i follower siano interessati o meno, sono solo numeri.

Un travel storyteller vende la propria capacità di vendere. È ben diverso. Ciò per cui viene pagato non sono i suoi follower, che magari possono essere semplicemente un elemento aggiuntivo dell’equazione

Ma a chi la vende? Qui si apre un altro mondo, perlopiù di possibilità inesplorate e tutte le inventare.

Ci sono giornali, media di varia natura e blog che parlano di viaggi, alcuni dei quali sono disposti a pagare per le collaborazioni.

Ci sono i tour operator e le agenzie viaggio, che cercano disperatamente un modo per reinventarsi nell’era dei viaggi fai da te in internet e, nelle storie di viaggio, nel racconto dei territori e delle sue realtà più autentiche, possono trovare un valido alleato per competere sul mercato e vendere i loro prodotti.

Ci sono poi le startup del turismo e dei viaggi, le aziende che vendono servizi ai viaggiatori, le app e i siti di work-exchange, come WorldPackers, con il quale noi abbiamo avviato vari tipi di collaborazione.

Ma ci sono soprattutto le opportunità che dovrai far nascere o saper cogliere da solo.

Per esempio, nessuno avrebbe mai potuto prevedere che una società di consulenza in change management come Methodos avesse bisogno di dei travel storyteller per una spedizione sul Monte Bianco (M4810). La proposta è arrivata da loro, in virtù di collaborazioni preesistenti di altro tipo.

Ma nella maggior parte dei casi, trovare opportunità starà a te, e dovrai letteralmente crearle da zero. Andando a proporre qualcosa per cui spesso sarai preso per pazzo. Ma quando troverai qualcuno pazzo come te come interlocutore, capirai che non sei matto ma visionario.

E sono i visionari a cambiare il mondo, alla fine. Nonostante le risate della gente che non lo è.

È una strada difficile tanto quanto l’altra, alla fine. E dovrai scavare per tanto, tantissimo tempo prima di trovare una minuscola pepita d’oro.

La tua fortuna? Che oggi questa professione sta diventando sempre più riconosciuta.

E quando si tratta di essere nel posto giusto al momento giusto, per poter cogliere un’opportunità, la differenza la fa il network.

È per questo che è importantissimo partecipare a eventi e attività di formazione in quest’ambito. Non ce ne sono ancora molti specifici su questo tema, ma quelli che esistono sono pazzeschi.

Come la Workation di una settimana per aspiranti travel storytelling che si terrà a maggio in Calabria!

Eventi di questo tipo fanno la differenza, non solo per la formazione, che pur è fondamentale e viene da personalità di spicco del settore da cui c’è tutto da imparare. Ma soprattutto per la qualità del network che si crea.

E dal network con professionisti simili o complementari a te nascono le vere opportunità.

Da solo sei un travel blogger che si è montato la testa. Se unisci le forze con altri professionisti della comunicazione e del viaggio, sei un travel storyteller.

Allora, ci vediamo il 13 maggio in Calabria? 🙂 Io ci sarò!


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