Destinazioni per Nomadi Digitali: Ubud, Bali

Una delle più famose destinazioni per nomadi digitali: Ubud, isola di Bali (Indonesia)... come nessuno te l'ha raccontata e te la racconterà mai.

Jonathan Pochini: Sono diventato Nomade Digitale gradualmente, passando per un paio di agenzie a Firenze, la rinuncia a un contratto a tempo indeterminato e un lavoro freelance a Sydney. Oggi la mia rete di clienti online mi permette di lavorare ovunque, viaggiare, esplorare diversi stili di vita e avere più tempo da dedicare ai miei progetti personali. Mi occupo di SEO, Marketing e contenuti per il Web.

Pubblicato il: 3 Giugno 2015 | Categoria:

Erano ormai quasi 2 mesi che, lasciate le mie belle Canarie, ero partito per il mio terzo viaggio in Thailandia. Il mio visto stava per scadere e io avevo già pronto un biglietto per Ho Chi Minh (Vietnam).

Ma c’era qualcosa che non andava: di fronte a me si aprivano le infinite possibilità del Sud Est Asiatico e io sentivo la responsabilità di scegliere. Sentivo che qualsiasi decisione avrebbe determinato un destino diverso. Era il momento di ascoltarsi… e di ascoltare i “segni dell’Universo”.

Fu così che, non pianificato, decisi di andare a Bali. Anzi, di tornarci.

C’ero già stato 4 anni fa, quando facevo ancora l’emigrante in Australia e quando forse non avevo ancora sentito parlare dei nomadi digitali.

L’avevo trovata adorabile, sicuramente ci sarei voluto tornare prima o poi, ma mai mi sarei sognato che un giorno (solo pochi anni dopo!) sarebbe stato possibile lavorare da lì.

Durante questi anni invece Bali si era fatta una sua bella reputazione tra i nomadi digitali soprattutto grazie a Ubud e a un coworking space che aveva iniziato ad attrarre professionisti e imprenditori digitali da tutto il mondo.

Come sarebbe stata oggi Bali in una fase di maturazione del fenomeno del nomadismo digitale?

Una Città che Si Chiama Medicina

Ubud: lontana dalle spiagge un po’ troppo “australiane” di Seminyak e Kuta o da quelle altrettanto turistiche dei surfisti o dei turisti della terza età… Ubud vuol dire “medicina”. Pare dalla concentrazione di guaritori che anticamente vivevano – e vivono tuttora – nella cittadina.

E’ dove la protagonista del film Mangia prega ama (libro e film) si ritrova nell’ultima parte del suo viaggio. E non si può non parlarne perché il racconto dà forma alla città e certe vie di Ubud diventano espressione di una spiritualità forse un po’ commerciale ma che alla fine non infastidisce se si limita ai piccoli negozietti che vendono abbigliamento yoga e magliette con effigi di Ganesh, Aum e altri simboli induisti*.

Diverso è invece il discorso quando si prova a distinguere lo sciamano “vero” da quello che, cavalcando l’onda della moda, spaccia dei massaggi balinesi (comunque meritevoli di una loro voce su wikipedia) per delle sedute di una non meglio precisata guarigione spirituale.

* degna di nota la peculiarissima religione balinese che, in mezzo ad un indonesia al 90% musulmana, è induista! Ma di un induismo tutto loro

Quello che posso dirti io di Ubud è che l’ho trovata magica, perfetta per me. Te la voglio raccontare così:

La Giornata Perfetta a Ubud

  • Ti svegli quando il tuo corpo decide di svegliarsi, il che potrebbe essere anche molto presto visto che gli oscuranti alle finestre non vanno proprio di moda e gli onnipresenti galli iniziano a cantare a orari indecorosi.
  • Ringrazi perché sei a Bali e dopotutto non è una cosa così scontata: o sei particolarmente fortunato o devi aver fatto proprio un ottimo lavoro (siccome è sempre bene prendersi le proprie responsabilità… diciamo che è perché hai fatto un ottimo lavoro).
  • Prendi il tuo scooter (noleggiato per neanche 2 euro al giorno), passi per la Monkey Forest Road, porti i tuoi saluti alle scimmiette del tempio e ti dirigi verso il centro a cercare un posto aperto per prenderti un caffé (che altrimenti alla homestay ti tocca quello in polvere).
  • Incontri altri viandanti come te che sorseggiano una noce di cocco comprata dalla signora balinese del pick-up parcheggiato sulla via. Ti fermi a bere un cocco anche tu, fai 4 chiacchiere con i viandanti e ti organizzi per fare un tour insieme nei prossimi giorni.
  • Vai in palestra, nell’unica palestra che si trova in città e fai uno splendido allenamento (siamo sempre troppo pochi, ma alcuni di noi sono consapevoli che il lavoro al computer deve essere bilanciato con adeguate dosi di attività fisica); incontri altre belle persone con cui ti intrattieni a parlare di viaggi e altre opportunità nel Sud Est Asiatico.
  • Vai a lavorare nel più famoso Coworking Space del mondo: HUBUD. Ti compiaci del fatto che ti ritrovi in un ambiente veramente stimolante, circondato da professionisti provenienti da tutto il mondo; fai amicizie, ascolti storie di imprese e nomadi digitali, valuti proposte di collaborazione, parli di progetti da fare insieme!
  • Vai ad una meditazione serale allo yogabarn (chissà perché finisco sempre in meditazioni “sonore”: campane tibetane, Gong Therapy, Sound Medicine, Kirtan…) incontri altre persone meravigliose, scambi sorrisi, abbracci e benedizioni.
    Riguardo a scuole di yoga, spa e affini ti potrebbero piacere anche il Radiantly Alive, il Taksu* o altre realtà che non ho avuto modo di esplorare ma che solo Ubud secondo me è in grado di offrire con tale generosità.

* un paio di sere a settimana al Taksu si pratica “Contact Flow”. Come te la descrivo? “Sessioni di improvvisazione corporea aperte a tutti nelle quali la danza contemporanea trabocca pericolosamente nel corteggiamento avanzato”.

  • Durante la tua giornata ti godi tutta l’ospitalità, l’amicizia e l’affetto degli adorabili balinesi! E ti gusti le sottovalutate cucine balinese e indonesiana; oppure le alternative bio, organic, vegan, vegetarian, superfood… che come potevano mancare in un posto come questo!
  • Continui ad incontrare persone fantastiche tutto il giorno! Ché si dice che chi finisce a Ubud ci finisca per una ragione. E deve essere proprio una buona ragione!
  • Capisci che hai passato una giornata stupenda, ringrazi di nuovo te stesso e l’Universo per l’opportunità e realizzi il buon proposito che la giornata successiva sia ancora più sorprendente. Capisci anche che potresti continuare così con questa vita da ubudian per molto, molto tempo!

Ubud, Bali. Scheda Tecnica

Come arrivarci

Voli diretti dall’Italia non credo ce ne siano. Considera di fare uno stop in qualche hub del Sud Est Asiatico: Singapore, Bangkok, Kuala Lumpur.

Clima

Caldo umido. Ancora più caldo e più umido della Thailandia! Da pantaloncini, canotta e infradito tutto il giorno; anche quando vai a lavorare a Hubud (il Coworking Space)… dove tra l’altro si entra scalzi!

Sembra che Bali conosca solo 2 stagioni:

  • la stagione secca (da Maggio a Settembre);
  • la stagione umida (da Ottobre ad Aprile)
Quando

Personalmente, arrivando a marzo, mi sono beccato qualche pioggia ma il più delle volte questi acquazzoni non durano più di un’ora. Ma soprattutto mi sono beccato il Nyepi day, il giorno del silenzio, il capodanno balinese, dove neanche ai turisti è permesso uscire dalle loro accommodation (in compenso mi sono visto l’immancabile parata degli Ogoh-ogoh la sera prima).

Attenzione a Natale e ai mesi di giugno, luglio e agosto che sono alta stagione (e quindi spenderai di più e dovrai affrontare un traffico – mi dicono – paragonabile solo a quello di Bombay).

Alloggi

Dagli hotel che fanno i prezzi in dollari (=cari) alle homestay che fanno i prezzi in Rupie Indonesiane (=economici). Per la mia decorosissima camera con bagno non pagavo neanche 10 euro al giorno (colazione compresa). Ci sono poi ostelli, sistemazioni su AirBNB e naturalmente soluzioni più a lungo termine.
Il mio consiglio è quello di prenotare online la prima notte e poi perlustrare le vie del “centro” (ad esempio la Hanoman Road).
Oppure, se prevedi di noleggiare uno scooter, potrai trovare ottimi affari anche nei paesi circostanti (ad esempio Penestanan, il “quartiere Hippie”), meno turistici ma forse anche più gradevoli.

Costo della vita

L’esempio degli alloggi è indicativo un po’ per tutto il costo della vita a Bali: ci sono scelte che possono rivelarsi piuttosto costose, altre al contrario estremamente economiche.

  • potresti andare a mangiare nei padang locali o nei warung (quelli giusti però!) o esplorare le diverse articolazioni del concetto di street food… e spendere veramente pochi centesimi per un pasto;
  • oppure finire in una gabbia per turisti, in un tempio per fanatici di una qualche dieta o in un ristorante da ultimo grido in fatto di alimentazione… e spendere quasi quanto spenderesti in occidente.

Forse anche per questo Bali vista dalla Thailandia sembra – a detta di molti – più costosa: bisogna imparare a conoscerla, a conoscere i posti giusti.

Trasporti

I taxi costano una sciocchezza a meno che non tu non ti faccia spennare in aeroporto (se prenoti online una sistemazione a Ubud dovresti essere in grado di richiedere che ti vengano a prendere per meno di 300.000 rupie) e che non li usi per evitare 5 minuti di camminata in città.

Puoi noleggiare uno scooter per meno di 40 euro al mese.

Wi-Fi

E’ un punto un po’ dolente perché al di là di quel che si dice non mi sono sentito molto sostenuto da una connessione valida nelle diverse sistemazioni visitate. Il problema non si pone se decidi di andare a lavorare al Coworking Space, che ha i suoi limiti, è caro* ma ha il gran vantaggio di essere quel bell’ambiente che ho provato a dipingerti prima.

* io per 3 settimane ho pagato più o meno $110 per 50 ore di connessione: a Hubud paghi infatti a connessione, se cazzeggi offline… è gratis!

Visti d’ingresso

Dovremmo essere entrati ormai nell’epoca “visa free” per 30 giorni (io ho dovuto pagare $35).

Per rimanere poi ci sono diverse possibilità, compresa la tipica Visa Run (come in Thailandia): esci dal Paese (che in questo caso –  ti ricordo – è l’Indonesia) e rientri.

La Famiglia (nomade digitale) Prima di Tutto

“Che c’entra ora la famiglia?” Ho deciso di venire a Bali anche grazie al feedback positivo ricevuto su facebook dal mio contatto “balinese” Charlie Man (al secolo: Carlotta Manavis).
Lei e Gianpaolo, felici di accogliere un nuovo nomade digitale, mi hanno ricevuto appena arrivato e mi hanno dato le prime dritte per capire come muovermi a Ubud: dagli ATM più sicuri a dove noleggiare uno scooter e così via.

Che tra nomadi digitali si tenda ad aiutarsi per me è un concetto tanto acquisito da risultare quasi scontato. Fa parte del karma del buon viaggiatore: oggi dai una mano ad un nuovo arrivato, domani, quando arriverai in un posto nuovo, troverai qualcuno che ti darà una mano. Funziona. E nei limiti della buona educazione e del non risultare mai troppo invadenti (ad esempio nel pretendere aiuto o consiglio)… è buona prassi chiedere e rispondere alle richieste.

Tra me e i miei nuovi contatti “balinesi” il rapporto è andato ben oltre il cordiale scambio tra viaggiatori e ha preso la forma di una sorta di fratellanza spirituale di chi si ritrova ad indossare le stesse scarpe e a condividere aspirazioni e visioni del mondo e della vita.

Una famiglia di nomadi digitali, zaino in spalla e laptop al seguito, che ha la terra come madre e il mondo come patria e come casa*.

* Perdona il mio lirismo ma mi serve per introdurti un concetto: non c’è spazio – secondo me – per razzismo e campanilismo in una visione della vita nomade digitale. Siamo viaggiatori, quindi migranti, quindi emigranti, quindi immigrati. Trovo paradossale che qualcuno mi contatti su facebook per chiedermi informazioni per trasferirsi alle Canarie e poi condivida sulla sua bacheca link a sfondo razzista o contro gli immigrati.

Ecco quindi che ti presento i fratelli nomadi digitali che ho incontrato a Ubud…

Elena Carlotta Manavis

Carlotta ha una sua storia colorata, una di quelle che potresti leggere in qualche raccolta di racconti ispirativi. Dopo fallimenti pesanti dai punti di vista professionale ed esistenziale a distanza di qualche anno Carlotta è a Bali, si è rifatta una vita che, come ammette lei stessa, magari non sarà perfetta… Ma ama quello che fa e lo fa con passione. E ama la sua vita. E gente! Che altro conta davvero?

Perchè Bali? Bali è sporca, è controversa e per certi versi è pure corrotta. Eppure… in quale altro posto puoi vivere in una casa di legno in mezzo alla giungla sentendoti al centro del mondo? Dove puoi essere te stessa al punto di andare ogni giorno al lavoro con delle infradito da 5 euro? Dove puoi lasciare un Iphone per 5 ore su di un tavolo in un Coworking Space mentre vai in giro e sapere di ritrovarlo?

Bali è un calderone di idee che ribolle, dove tutto sembra fermarsi eppure tutto evolve. Nel suo tempo di gomma la vita diventa eterna senza mai essere la stessa. E poi ci sono loro, il popolo che sorride mentre spala fango nelle risaie per meno di 5 euro al giorno. Quella gente che ti ringrazia quando li lasci passare con i mattoni in testa. Quel popolo la cui domanda più frequente è: Sei felice?

6 mesi di Bali e la nostra piccola agenzia, Knit Ads & Com evolve in Mowgli, dando vita alla prima agenzia di comunicazione distribuita italiana. Una realtà che si occupa non solo di Marketing ma di aiutare le PMI a crescere aprendo loro nuovi orizzonti e mercati, ricordando che il mondo non finisce sotto casa e la crisi si vince aprendo gli occhi e le ali. Come posso dunque non essere felice?

Gianpaolo Faccini

Gianpaolo e Carlotta hanno mollato lavori poco gratificanti in Italia e sono venuti a Ubud senz’arte né parte. Hanno iniziato a frequentare il Coworking Space, a seguire i numerosi workshop e seminari che si tengono quasi quotidianamente nella struttura, a studiare, a sporcarsi le mani. In poco più di 6 mesi il miracolo è avvenuto: la loro agenzia ha iniziato a ingranare, la loro vita è iniziata a essere sostenibile. Bravi!

Dopo 35 anni passati in Italia, una laurea in Geologia, l’esame di stato e 6 anni di attività in una professione (il geologo appunto) tanto utile quanto sottovalutata – in Italia – ho deciso che la mia vita non poteva andare avanti così.

Sono partito con la consapevolezza che non stavo poi così male, che potevo tranquillamente continuare a vivere arrangiandomi, cercando magari altri lavoretti… Ma non era quello che volevo: volevo costruire qualcosa di mio e volevo vedere il mondo.
Per cui ho deciso di partire con Carlotta e cambiare completamente lavoro; mi sono messo a studiare WordPress, HTML e PHP e tutti i tool per lavorare e creare online, siti, portali e quant’altro!

Siamo partiti a novembre 2014 per migliorare, per acquisire esperienza internazionale, per vivere e guardare la nostra realtà da fuori, per confrontarci con altre mentalità e altre culture.

Venendo a Ubud ho realizzato il mio desiderio di vivere in un posto diverso, vivendo il viaggio non da turista, ma attraverso la quotidianità, lo sperimentare nuovi stili di vita, nel modo di affrontare i problemi.

Tutto è stato una meravigliosa scoperta e l’inizio di un lungo cammino che mi accompagnerà spero per sempre come nomade, nomade non solo in senso geografico, ma nomade nel modo di vedere le cose, nella prospettiva in cui guardo la mia vita e quella degli altri.

Domenico Aiello

Domenico è l’ideatore, curatore e autore del mitico Ornitorinko.com uno dei più famosi blog italiani che raccontano le storie di quegli “animali strani” che scelgono di fare esperienze in giro per il mondo (non solo nomadi digitali ma anche viaggiatori vecchio stile e migranti vari).

“Una meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose.” Mi ispira molto questa frase di Henry Miller. Ho 31 anni e in vita mia ho vissuto in paesi diversissimi tra loro: Danimarca, Polonia, Australia, Nuova Zelanda e ovviamente in Italia, in realtà anni luce distanti l’una dall’altra… a Bali, ci sono finito per caso, per la seconda volta, in un viaggio che mi ha dato modo di scambiare pareri e idee con altri nomadi digitali come me.
Personalmente Bali non mi fa impazzire: troppo caotica, troppo inquinata, troppo piena di polizia corrotta che vede nei “bulè” (le mozzarelle – riferimento all’uomo bianco) dei giganteschi dollari viventi… al di là di ciò, sono contentissimo dell’esperienza trascorsa e che mi ha fatto incontrare tanti altri “animali strani” come me, che vivono di esperienze, che sanno assaporare il gusto che ogni vita può offrire.

Puoi vedere me, Carlotta, Gianpaolo e Domenico in splendida forma in questo bellissimo video girato proprio a Bali:


Quel che Rimane in Conclusione: la Voglia di Tornare

Sono stato solo 3 settimane a Ubud, Bali e mi si è spezzato il cuore quando me ne sono dovuto andare. Dopo un breve passaggio in Italia, oggi ti scrivo di nuovo da Las Palmas de Gran Canaria: questa è un po’ la mia base di questi tempi… e di sicuro non mi posso lamentare!

Ma ti devo confessare che Ubud mi è proprio rimasta nel cuore.

Penso che mi farò una bella estate canaria ma appena arriverà l’inverno* sarò pronto per una nuova workation!

* le Canarie, viste dall’europa, sono un ottimo posto dove andare a svernare… ma rimane il fatto che l’inverno è sempre più triste dell’estate… anche alle Canarie!


E lo so, ci sarebbe il Sud America, il Messico e chissà quanti altri posti al mondo da vedere…

Ma Bali… come si fa a non tornare a Bali!

Che dici? Ce la facciamo ad organizzarci per il prossimo inverno?


Photo Credit: Ubud, Bali, Indonesia – Iryna Rasko / Shutterstock.com



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