Ti Racconto Come mi Organizzo per Trovare Casa Quando Cambio Paese

Ecco alcuni consigli per organizzarsi e trovare una casa in affitto quando ci si sposta da un Paese all'altro

Gaspare Armato: Ho 51 anni. Metà della vita trascorsa da nomade e da sette sono anche digitale. La scrittura e la Storia sono le passioni che mi hanno sempre accompagnato. Nel mio girovagare, mi piace entrare in contatto con la memoria storica del luogo in cui vivo. In viaggio per il Sud America.

Pubblicato il: 26 Luglio 2013 | Categoria:

Essere nomadi a 50 e passa anni non è lo stesso che esserlo a 25 o 30 anni o poco più. Il fisico non è quello di una volta, le esperienze si accumulano, le esigenze si fanno più attente e precise, i beni materiali, sicuramente, si riducono ancor più, inizi a vedere la vita sotto aspetti più pratici e pragmatici, talvolta con uno sguardo al passato.

Ed è proprio da uno di questi punti che desidero partire: gli oggetti che ci accompagnano nei viaggi, nei traslochi.

Quando mi sposai, nel 1992, avevo ben precisa l’idea del proseguire viaggiando – lo facevo già da qualche anno -, cosicché raccogliendo il parere positivo di mia moglie, iniziammo insieme a girovagare per Paesi, città, Stati.

Le nostre valigie

Nei nostri spostamenti ci hanno di solito seguito poche cose, riuscivamo, e riusciamo ancora oggi, a inserire “tutto” in due grandi valigie, mentre i nostri personal computer e aggeggi elettronici vanno in due valigette a mano, a parte (ne parlo nel mio ebook).

A tal modo, il nostro errare per il Sud America avvenne e avviene seguendo le direttive del semplificare, le due capienti valigie e le due borsette: i nostri averi “tangibili”, credimi o no, finiscono lì! Quel poco utile abbigliamento che include, fra l’altro, qualche pantalone più elegante, un paio di giacche blu per particolari avvenimenti tipo conferenze riunioni congressi, due tre paia di scarpe, magliette a sufficienza, calzini per l’eventualità, insomma il necessario giornaliero.

Nulla si accumula senza adoperarlo, si compra solo quando serve, dopo che il vecchio “oggetto” è stato consumato a sufficienza. Poche le suppellettili, i ricordi materiali che ci accompagnano: una menorah, 4-5 libri di mia moglie, qualche piccolo souvenir di qua e di là.

Cambi di stagione ben pochi, ché l’unico freddo è stato per un paio di inverni in Italia. E adesso che ho il Kindle, che gli ebook iniziano ad avere maggior diffusione, i miei volumi cartacei si riducono a tre, proprio tre, gli altri li prendo in prestito nelle biblioteche che frequento durante i miei soggiorni.

Bene, questo per quanto riguarda l’abbigliarsi. Però, in che modo troviamo alloggio? Come ci organizziamo, quali sono le nostre necessità?

Viaggiare da soli è diverso dall’essere in coppia, e, come accennavo, coppia ben avanti con l’età. Questo non significa essere, l’età, un ostacolo, anzi è un punto a nostro favore. Nello specifico, ti racconto dei nostri ultimi due traslochi, giacché oramai sono decine.

Italia, Pistoia, fine 2010.

Il vento del Nord soffiava forte e con insistenza, una sensazione di inquietudine prese prima me e poi mia moglie, era il momento di lasciare l’appartamento in affitto, salutare amici, conoscenti, persone e andar via. La voglia di conoscere altre realtà era oramai inarrestabile e palese.

Internet, una sera di dicembre, ricerca alloggio.

nomadi digitali

Si naviga per le agenzie della città in cui abbiamo deciso dirigerci, evito per quanto possibile adoperare i siti web famosi e ben conosciuti, mi piace prendere da subito contatto con la realtà locale, parlare la loro lingua – in lato sensu –, interpellarli, tentare mettermi nella loro mentalità. Scriviamo a 4-5 agenzie immobiliari: la ricerca di un appartamento fu più facile del previsto, spostarci in Colombia, a Bogotà per la precisione, ci portò via meno del tempo previsto, grazie alla Rete.

Fra le decine di proposte sbirciate, a noi interessava un mini appartamento, un bagno, una cucina, una camera da letto, un salottino bastavano, dicevo, meno di una quarantina di metri quadrati, ne trovammo uno che faceva il caso nostro. Zona nord, a quattro passi, dalla Carrera Septima, una delle arterie principali che collega il nord al centro e inoltre porta a Chia, e a due dalla Novena, altra via per mezzo della quale ci si può facilmente spostare a est e ovest della capitale, a me utile per usufruire di una delle grandi biblioteche.

Ma, attenzione, il primo a rispondere al nostro annuncio fu un privato, non un’agenzia! Ché avevo sbirciato inoltre le offerte delle pagine dei periodici, fra cui El tiempo, Viva Avisos, Finca Raiz, Cien Cuadras.

L'appartamento vuoto a Bogotà, 2012

Nessun intermediario nel tramite, solo un paio di e.mail, l’aver richiesto e ricevuto qualche foto dell’alloggio; presa la decisione si concordò il prezzo. La proprietaria, certamente, desiderava sapere e “vedere” con chi aveva a che fare. Magia, i nostri blog, le nostre attività sociali in rete ci diedero il giusto sopporto, come biglietto da visita con il quale ci presentavamo a Doña Sofia.

Tuttavia c’era un piccolo problema: non era arredato! Piccolo ma sostanzioso problema, perché arrivare in città e non avere un materasso dove mettere subito le ossa, costa fatica accettarlo a cinquant’anni. No problem! Altra ricerca in Rete. Alternativa: starcene due notti in un alberghetto economico, meno di 45 euro, e avere il tempo di comprare l’occorrente.

Così fu. Hotel a pochissimi passi da Home Sentry e da altri centri commerciali, due giorni che poi diventarono tre, sufficienti per prendere contatto con Doña Sofia, firmare il contratto per un anno, girovagare per la zona alla ricerca degli “utensili” più economici. E se ti dicessi che con meno di 5.000.000 pesos colombiani, circa 2.000 euro, arredammo il nostro “nido”!

Apro parentesi necessaria: da non sottovalutare che Bogotà è adagiata a un’altezza media di 2.700 metri slm., per cui chi arriva da pochi metri sul livello del mare, le prime ore, se non i primi giorni, si vedrà costretto a riposare, a camminare più lentamente. Da queste parti si chiama “soroche”, ossia mal di altura, ovvero ipossia, scarsità di ossigeno che circola nell’organismo (se sei un medico, perdonami se sbaglio!). Una volta che l’organismo si è abituato, si potranno riprendere i soliti ritmi.

Ok, andiamo avanti.

Ripartiamo. Dopo un anno, residenti a Bogotà, abbiamo deciso “alzare le tende” e viaggiare verso Medellin, che ha vinto il primo premio come città più innovativa del mondo. Inutile dire che l’uso di Internet è stato decisivo.

Abbiamo quindi venduto le poche cose comprate ai vicini di casa grazie al garage sale, che qua è all’ordine del giorno, racimolando la metà dell’investimento, circa un migliaio di euro, per l’esattezza 2.447.000 pesos col.

Ebbene, una sera di fine gennaio 2012, si navigò inRrete e in breve tempo si trovò l’appartamento, stavolta ammobiliato ben rifornito, nella zona del Poblado, senza agenzie, direttamente, grazie agli annunci nei periodici locali on line, El Colombiano aiutò abbastanza.

Anche stavolta un paio di notti in un bed and breakfast per iniziare a prendere contatto con l’ambiente circostante, le persone, la mentalità, capire dove si andrà a vivere!

In poche parole: per affittare un appartamento, vuoi per un mese o tre o un anno, è nostra abitudine visitarlo “prima di”, vedere l’ubicazione, girovagare per il “barrio”, considerato che non possedendo auto, è nei nostri desideri avere a portata di mano qualche ristorantino, un buon caffè, supermercati nelle vicinanze, fra l’altro. Oltre al fatto che è preferibile dormire nelle zone tranquille, senza discoteche né night né locali di diversione attorno. Se qualche sera piace “metterci nella confusione”, basta prendere un taxi, un autobus e in pochi minuti si è dentro la “movida”. E alla fine non costa più di tanto, alla salute mentale e fisica teniamo abbastanza!

Ops, dimenticavo la condizione necessaria e improrogabile: che l’appartamento abbia connessione wifi inclusa nel prezzo, veloce costante buona.

Ecco, in poche parole così avvengono i nostri cambi di alloggio, generalmente non abbiamo problemi, Internet per noi è un meraviglioso mezzo, un ponte essenziale necessario imprescindibile per presentarci alle persone, basta un po’ di tranquillità, parlare un paio di lingue – inglese e spagnolo nel caso nostro -, essere aperti alle mentalità più eterogenee, insomma non aver paura di chiedere, essere chiari, precisi, seri, trasparenti. Il resto viene da sé!

E tu, hai iniziato a semplificare la vita? Hai preparato il tuo essere nomade? Come pensi viaggiare e trovare alloggio? Fammi sapere, potrebbe essermi d’aiuto.