Scrivere Un Libro per Superare Un Trauma e Tornare a Essere Felice

Scrivere un libro è un'ottima opportunità per superare un ostacolo alla piena realizzazione di te stesso. Voglio darti alcuni suggerimenti pratici per aiutarti a diventare autore della tua storia.

Stefania Crepaldi: Ho deciso di staccare la spina dalle imposizioni e crearmi la mia indipendenza economica e intellettuale. Grazie al web ho sviluppato un mio progetto incentrato sulla mia più grande passione: i romanzi. Sono una editor di romanzi freelance che aiuta gli aspiranti scrittori a trovare la giusta voce per poter emergere. Adoro viaggiare e amo l'Irlanda, una terra affascinante.

Pubblicato il: 8 Agosto 2017 | Categoria:

Un abbandono, un incidente, una malattia, un divorzio, una perdita, un abuso. A tutti è capitato di essere vittime di un trauma. E questo, per chi come noi ha voglia di vivere l’intera vita da Nomade Digitale, rappresenta un grande ostacolo alla piena realizzazione di sé.

L’unica soluzione è rimboccarsi le maniche e iniziare a pensare a come superarlo.

In questo articolo, nel quale non voglio in alcun modo sostituirmi a un medico o a un operatore di benessere, desidero raccontarti la storia di Alice Sebold, autrice del noto romanzo “Amabili resti”, e voglio darti alcuni suggerimenti pratici per aiutarti a diventare autore della tua storia.


A Cosa Serve Tutto Questo per Un Nomade Digitale

Lavoro da nomade digitale dal 2013 e so quanto sia difficile abbandonare certi schemi mentali, l’idea del posto fisso, farsi scivolare di dosso le dicerie e i pettegolezzi della gente; di coloro che mi hanno additata come “strana”.

Sai cosa penso? Che l’importante è come ti senti tu. Vivere per me vuol dire sentirsi liberi di puntare in alto, raggiungendo un po’ alla volta i propri sogni.

Certo è faticoso. Ci vogliono dedizione e determinazione, e di sicuro avere alle spalle un trauma irrisolto non aiuta a dare una svolta alla propria vita.

Le antiche ferite, quelle che a volte nascondiamo sotto il tappeto, prima o poi bussano alla porta della nostra anima, compromettendo cuore e cervello. Quando investi tutto te stesso nel tuo progetto di vita, rischi di essere travolto come uno tsunami. Per questo bisogna anticiparle, esorcizzarle, affrontarle e superarle.

Passare oltre l’ostacolo di un trauma può rappresentare il punto di svolta. Quel momento di non ritorno, quando ti accorgi di aver toccato il fondo e che l’evento traumatico non è una causa, ma la conseguenza di una vita che non ti appartiene, di decisioni imposte dal sistema, che in realtà non avresti voluto prendere, di un lavoro che non ti soddisfa come dovrebbe.

La verità è che nella vita è fondamentale scoprire la propria vocazione.

Sembra una frase fatta, ma è così. Vivere secondo la propria vocazione rende ogni respiro lieto, semplice; ogni mattina luminosa e degna di essere vissuta. Non c’è più spazio per sciocchi litigi e futili discussioni, perché si è troppo impegnati a coltivare la propria essenza per cedere ai ricatti del mondo.

Quando dico in giro di essere una nomade digitale ottengo quasi sempre la stessa identica reazione: occhi sgranati, bocca imbronciata, sopracciglia che schizzano verso l’alto e poi compare lui… il mitico sorrisetto di scherno.

A nulla valgono le mie spiegazioni, le semplificazioni. L’idea che io possa essere un’imprenditrice di me stessa, l’unica a cui è affidato in toto il peso dell’azienda, e la leggerezza della sua felicità, è ancora un concetto astratto e impensabile per molti.

Ciò non significa che non sia un fatto reale, compiuto, e che sia in corso un’enorme rivoluzione di professionisti, destinati a divenire la migliore risorsa di se stessi.

Durante la nostra attività di nomadi digitali ci troviamo molto spesso a comunicare attraverso un filtro con le persone che ci seguono. Allo stesso tempo per comunicare la nostra vera essenza, e combattere il distacco che il web può facilmente alimentare con un nostro ipotetico cliente, spesso ognuno di noi si serve della scrittura.

Affidiamo alla scrittura un sacco di compiti: comunicare le competenze, dialogare con i clienti, confrontare le nostre conoscenze con altri specialisti del settore, spiegare un concetto complesso, inviare un messaggio ai lettori, proprio come sto facendo io in questo momento.

Per questo ad un certo punto, molti professionisti del digitale sentono il bisogno di narrare la loro storia, per superare certi traumi e offrire uno sguardo diverso sul mondo.

Per questo imparare un’efficace comunicazione narrativa è fondamentale per chi sceglie di diventare nomade digitale.

Per questo esorcizzare alcuni nostri demoni personali, superando traumi e blocchi spesso auto-imposti può aiutarci a raggiungere la nostra piena realizzazione, permettendoci di scoprire la nostra vera vocazione, raggiungendo la felicità e mantenendola salda giorno dopo giorno.


Come Iniziare a Scrivere il Libro della Tua Vita

In questi anni mi sono arrivate diverse e-mail di persone vittime di traumi, che mi chiedevano come potevano iniziare a scrivere un romanzo che raccontasse la loro storia.

I romanzi sono opere di finzione, quindi non è possibile raccontare la storia così come è successa. I romanzi per funzionare e arrivare al lettore in modo efficace, devono rispettare determinate regole che concorrono a trasmettere a chi legge particolari emozioni e un messaggio chiaro.

Non esistono formule magiche per scrivere un buon romanzo, ma, come dico sempre negli articoli del mio blog, bisogna raggiungere il giusto equilibrio tra metodo e creatività. Scrivere tutti i giorni di sicuro aiuta il processo creativo e stimola le idee.

I primi tre punti sui quali riflettere sono:

  • A) L’Idea Prima: è la cornice su cui poggia tutto il romanzo, una frase di non più di 3-5 righe, il dove come e quando che riassume l’intera storia che hai scelto di raccontare;

  • B) Il Dramma Primo: è la ragione per cui la storia inizia, l’incidente scatenante, l’ostacolo da superare;

  • C) Il Messaggio: cosa vuoi trasmettere al lettore con questa storia? Qui entra in gioco il trauma che hai subito. Il messaggio deve essere quello di aiutare il lettore a superare il trauma, andare oltre il limite.

Definiti questi primi tre elementi avrai tra le mani le basi da cui partire per scrivere il tuo romanzo.

All’inizio potrà sembrare faticoso dover schematizzare la storia, ma quando le idee inizieranno ad avvicendarsi nella tua testa avere uno schema a cui fare riferimento ti aiuterà a non perdere mai la rotta dall’obiettivo principale: superare il trauma esorcizzandolo con la scrittura.

Se non hai confidenza con la scrittura narrativa, quando pensi ai personaggi della tua storia prova a eseguire questi semplici esercizi:


La Vera Storia di Alice Sebold

Nel 1981 la giovanissima Alice Sebold subisce un’aggressione con stupro all’interno del college di Syracuse, New York.

Nel 1990 in una rubrica del “New York Times” dedicata alle testimonianze individuali Alice Sebold cerca di raccontare l’accaduto, mettendo in guardia le altre ragazze che frequentavano il college. L’articolo non le fornisce conforto e il sollievo tanto sperato. Alice, che ormai si è laureata in scrittura creativa, non riesce a trovare le giuste parole per superare il trauma. Vive da sola e non frequenta nessuno, temendo di incappare nuovamente in una situazione pericolosa.

In questa fase entra in un periodo di afasia narrativa, una totale incapacità di utilizzare la scrittura, sua ragione di vita e materia in cui è esperta per vivere e comunicare.

Nove anni dopo, nel 1999, Alice si fece coraggio e decise che era giunto il momento di tornare a scrivere. Aveva sempre desiderato scrivere e adorava la letteratura. Così diede vita a un’autobiografia, intitolata Lucky – “fortunata”.

Il titolo, scelto per gridare al mondo la sua indignazione, fu una ribellione alle parole che erano state pronunciate dalle forze dell’ordine al racconto della sua storia. “Signorina, è stata fortunata. Altre ragazze aggredite e stuprate come lei ci hanno rimesso anche la vita.”

L’autobiografia però fu un grande fallimento personale ed economico. Il libro fu letto da un gruppo ristretto di persone e Alice non riuscì a esorcizzare del tutto l’evento, tanto da sentirsi ancora pesantemente stressata dall’accaduto nonostante fossero passati tanti anni da quel terribile giorno.

Alice combatté a lungo con questo stato d’animo di rabbia e depressione, fino al giorno in cui scelse di fare un nuovo tentativo: scrivere un romanzo in terza persona.

Fu un colpo di genio, un’intuizione nata forse dal forte desiderio di superare una volta per tutte il trauma.

Così nacque “Amabili resti”, pubblicato nel 2002, dodici milioni di copie vendite e un adattamento cinematografico del 2009.

Il romanzo racconta la storia di una ragazzina che, dopo essere stata violentata e uccisa da un serial killer, aiuta i genitori a trovare il colpevole.

Un romanzo intenso, commovente e scritto in modo magistrale. Il film rappresenta a mio parere una delle poche trasposizioni cinematografiche meglio riuscite di sempre.


Perché Un’Autobiografia No e Un Romanzo Sì

La domanda è: perché l’autobiografia non è servita a esorcizzare il trauma, mentre il romanzo scritto in terza persona sì?

Spesso è difficile tirar fuori quello che non siamo riusciti a dire o a fare. Ci sentiamo bloccati e parlare in prima persona rende il tutto ancora più difficile. La sensazione è quella di sentirsi tra due fuochi:

1) il fuoco della mente.

La mente ricorda tutto, ma in una visione distorta. Pur riflettendo con raziocinio, la mente restituisce un’immagine edulcorata, proiettata già verso il superamento del trauma. La mente tende a guarire cancellando o distorcendo l’evento traumatico;

2) il fuoco del corpo.

Il corpo memorizza tutto e lo restituisce in forma razionale e sincera. Una forma che spesso la mente ostacola, confondendo la memoria dei gesti con quella delle immagini distorte.

Ecco cosa non ha funzionato con l’autobiografia. Raccontare la propria storia in prima persona, significa scrivere assecondando il fuoco della mente. Mentre raccontare con un Io narrante diverso da sé, ci aiuta a raccontare la storia così come è successa.

Alice riesce a superare il suo trauma e a superare lo stress post-traumatico estraniandosi da se stessa e raccontando attraverso gli occhi di un’altra persona.

La mente in questo caso riesce a tacere e lascia che la narrazione prenda il sopravvento. A parlare è adesso la parte più profonda di noi, quella che serba la memoria oggettiva. E questo aiuta concretamente a superare il trauma, o almeno così è andata per Alice.

Trasformare la storia in un qualcosa lontano da te, non toglierà veridicità all’accaduto, anzi libererà dei meccanismi mentali che faranno emergere i ricordi oggettivi. Dopo aver espulso tutto il racconto, la mente entrerà in uno stato di difesa che ti permetterà di superare il trauma.

Il romanzo rispetto all’autobiografia ha il vantaggio di trasmettere empatia e portare il lettore a riconoscersi nei personaggi, iniziando assieme a loro il processo di superamento del trauma.

La scrittura di un romanzo per alcuni autori con i quali ho collaborato è stato un percorso di crescita e conoscenza di sé, di guarigione di antiche ferite e riscoperta di emozioni dimenticate. Una nuova esperienza per imparare a volersi bene e a essere fieri di sé.

Se anche tu desideri fare il salto nel vuoto e diventare la tua migliore risorsa, abbracciando la filosofia del nomadismo digitale, prova a riversare in una storia i tuoi limiti, dubbi o preoccupazioni. Ti aiuterà a comprendere la tua vocazione, i tuoi talenti, e ti permetterà di cambiare per sempre una vita in cui ti senti limitato, intrappolato in un sistema a cui non senti di appartenere.

Se non hai molta esperienza con la scrittura narrativa, ma hai ugualmente voglia di metterti in gioco, dai un’occhiata a Progettazione su Misura: un corso-guida in dodici passi che ti aiuterà a progettare e a scrivere il tuo romanzo. Sono certa che ti sarà di grande aiuto.


Bibliografia Consigliata:



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