News dal Mondo dei Nomadi Digitali: Aprile 2018

Una raccolta di news e curiosità interessanti sul mondo dei nomadi digitali apparse questo mese sul Web.

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Alberto Mattei: Sono il fondatore di Nomadi Digitali. Un progetto di comunicazione collaborativo e autofinanziato che nasce nel 2010 con l'obiettivo di diffondere anche in Italia la cultura del lavoro da remoto e del nomadismo digitale. Il mio obiettivo? Crescere un movimento di persone più libere e più felici per rendere il nostro mondo un posto migliore.

Pubblicato il: 30 Aprile 2018 | Categoria:

Che cosa è?

Quello dei Nomadi Digitali è un movimento globale in evoluzione e in crescita continua. Ogni giorno nella rete vengono pubblicate migliaia di news, informazioni e curiosità che riguardano il mondo dei nomadi digitali. Spesso è veramente difficile rimanere aggiornati su quello che avviene.

Per questo motivo ogni mese abbiamo deciso di creare questa rubrica, pubblicando una raccolta di curiosità e di news interessanti che sono apparse nella blogsfera e su diversi siti internazionali.


Ecco la raccolta di news e curiosità interessanti sul mondo dei nomadi digitali apparse questo mese sul Web


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#1 L’Impero Vagante

Su 1843, la nuova rivista la rivista di lifestyle e cultura di “The Economist”, questo mese è apparso un articolo molto interessante, dal titolo “The Roaming Empire”. L’autore Jonathan Beckman, vice direttore della rivista, analizza come il concetto di casa e di comunità si sia evoluto nel corso dei secoli e come ad oggi, un numero sempre crescente di professionisti che lavorano al 100% da remoto, preferisca vivere esperienze in giro per il mondo piuttosto che acquistare una casa di proprietà e vivere sempre nello stesso posto. A differenza di come si può pensare i nomadi moderni non sono in movimento perpetuo, ma spesso preferiscono rimanere nello stesso posto per diversi mesi, persino anni. Ciò che li contraddistingue è la loro riluttanza a mettere radici. Nell’articolo l’autore intervista Bruno Haid, il co-fondatore di Roam, una società che si definisce “una comunità internazionale di co-living e co-working”. Roam gestisce diversi edifici nel mondo progettati ad hoc per soddisfare le esigenze di quei professionisti che possono lavorare ovunque da remoto e vogliono vivere ovunque. La visione di Roam è consentire a queste persone di trovare case in tutto il mondo senza doverne acquistare neanche una.

Puoi leggere qui l’articolo originale: The Roaming Empire


#2 Il Tuo Lavoro in Ufficio ti Sta Uccidendo? La Scienza Sostiene che il Lavoro da Remoto può Aiutarti

In un articolo pubblicato sul magazine americano Inc, Brian de Haaff, Co-founder e CEO di Aha (una società che opera al 100% da remoto collaborando con un team di professionisti sparsi per il mondo), condivide i risultati di una ricerca scientifica. Secondo questa ricerca lavorare da remoto può aiutare le persone ad essere più felici e a migliorare la loro salute. Secondo i ricercatori gli esseri umani non sono progettati per rimane seduti tutto il giorno dietro una scrivania, stando chiusi otto o nove ore di fila all’interno di un ufficio. Questo infatti non piace al nostro corpo, alle nostre spalle, alle nostre viscere, e soprattutto, non piace al nostro cuore. Eppure è proprio quello che molte aziende impongono ai propri dipendenti. Lavorare da remoto avendo la libertà di lavorare ovunque, rende molto più facile prendersi delle pause, fare delle passeggiate e stare maggiormente a contatto con la natura. Gli studi dimostrano che questo può avere grandi benefici sul nostro corpo e sul nostro benessere psichico.

Puoi leggere qui l’articolo originale: Your Desk Job Is Killing You. Science Says Remote Work Can Help


#3 Esiste Un Gene “Wanderlust” ma Puoi Essere un Nomade Digitale Anche Senza di Esso

Blake Snow ha pubblicato un articolo sul magazine online Entrepreneur, ponendosi questa domanda: “perché alcune persone amano viaggiare più di altre?” I ricercatori hanno recentemente identificato il cosiddetto “gene wanderlust” (DRD4-7R, per essere precisi), che è presente in circa il 20% degli esseri umani. Si dice che questo gene causi un forte desiderio, se non un impulso irrefrenabile di vagare, viaggiare ed esplorare il mondo. L’autore, nomade digitale, scrittore e viaggiatore da sempre, si è sottoposto ad un test per verificare se nel suo DNA fosse presente questo gene. Il risultato è stato negativo! La sua conclusione è che il desiderio di viaggiare, di muovesi e di poter lavorare da luoghi diversi del mondo non è solo una questione di DNA, ma piuttosto di quello che noi desideriamo e delle esperienze che vogliamo fare per arricchire nella nostra vita.

Puoi leggere qui l’articolo originale: There Is a ‘Wanderlust Gene’ but You Can be a Digital Nomad Even Without It


#4 Grazie ai Millennian da Ora in Avanti ci Saranno Sempre più Opportunità di Lavoro a Distanza?

Karen Burns giornalista del del “Seattle Times”, in questo articolo fornisce un’interessante spunto di riflessione sul motivo per il quale le opportunità di lavoro a distanza, da ora in avanti, cresceranno sempre di più e come presto la modalità di lavoro da remoto diventerà la norma. Il motivo è semplice e riguarda il ricambio generazionale all’interno delle aziende. I millennial più grandi si stanno infatti avviando verso i trent’anni di età e stanno entrando nei ruoli manageriali delle grandi aziende. Questi nativi digitali sono ben consapevoli che oggi si può lavorare da remoto come in ufficio e anche meglio. Molti di loro hanno già sperimentato questa modalità di lavoro e, a differenze dei loro predecessori, non la vedono come qualcosa di particolarmente speciale o esotico. Inoltre, presto o tardi anche le aziende e i manager più restii al cambiamento, dovranno fare i conti con le richieste dei lavoratori più giovani che attribuiscono un valore primario alla libertà e alla flessibilità sul lavoro.

Puoi leggere qui l’articolo originale: More remote work opportunities? Thank a millennial


#5 Panama Offre ai Nomadi Digitali Un Nuovo Modo di Soggiornare, Lavorare e Fare Surf

Un articolo di Martina Gili sul sito di Lonely Planet inizia così: Immagina di viaggiare per il mondo, di surfare le onde di spiagge incontaminate, conoscere nuove persone e di lavorare in remoto, insieme ad una community di nomadi digitali che condividono le tue stesse passioni. Questo è ciò che Selina , una rete di ospitalità panamense, ha deciso di offrire ai propri clienti. Il progetto mira a creare un intero ecosistema che ruota intorno alle esigenze di una comunità crescente di persone, per la quale i concetti di lavoro da remoto, avventura e vita sana, hanno iniziato a fondersi tra loro.

Puoi leggere qui l’articolo originale: Panama is offering a new way for digital nomads to stay, eat, work and surf


#6 I Bromad Digitali Danneggiano l’immagine di Tutti i Nomadi Digitali

Adam Rowe ha pubblicato un articolo molto educativo e interessante su tech.co. Nel suo articolo Adam descrive la figura del Digital Bromad. Una tipologia di soggetti, particolarmente attivi nei social network, a cui piace essere etichettati come nomadi digitali, ma che in realtà stanno danneggiando l’immagine di tutti. Il termine si riferisce normalmente ad un millenian, maschio bianco, etero. Cerca di guadagnare online per sopravvivere in posti esotici ed economici. Il Digital Bromad ha un completa mancanza di rispetto per le donne e le culture locali…”Troppe volte, a Chiang Mai, ho assistito a conversazioni in luoghi pubblici tra bromads su quante donne locali avessero portato a casa in quella settimana, quanto poco denaro stavano spendendo e come si stessero divertendo. Il loro comportamento spesso è aberrante“. Spesso il Digital Bromad mette a disagio gli altri e rende i nomadi digitali poco graditi a causa dei suoi atteggiamenti di mascolinità tossica in luoghi esotici. Invece di rispettare e conoscere la cultura e la nazione che stanno visitando, impongono le loro richieste e i loro desideri. Raramente si sforzano di imparare la cultura o una qualsiasi lingua o usanza locale, sono concentrati unicamente su di loro e sul proprio ego edonistico. Il bromad diffonde una percezione del nomadismo digitale che è in netto contrasto con i valori di questo movimento. La conseguenza è che un sacco di professionisti seri non si sentono più a proprio agio nell’identificarsi con questa categoria.

Puoi leggere qui l’articolo originale: The Digital Bromad: How Toxic Masculinity Thrives Abroad


#7 Diventare Nomadi Digitali Superati i 50 Anni

Chi lo ha detto che per diventare Nomadi Digitali bisogna essere necessariamente “giovani” e “single”? In questo articolo pubblicato sull’ Irish Times, Anne Gibney originaria di Dublino, racconta come lei e suo marito Herwig, superati ampiamente i cinquant’anni di età, abbiano deciso di abbandonate un lavoro e uno stile di vita tradizionale per diventare dei nomadi digitali a tempo pieno. Ora lavorando online come traduttori freelance e curano un blog di viaggio. La motivazione che li ha spinti è stato il loro desiderio di viaggiare il mondo. Anne scrive: “La nostra ambizione è stata da sempre quella di poter viaggiare. Di certo il nostro non è il profilo del tipico nomade digitale. Abbiamo superato l’età media per iniziare una carriera da nomade digitale di circa 30 anni, ma questo tuttavia ci offre alcuni vantaggi, i principali sono che i bambini sono cresciuti e che ora siamo senza mutuo e ci sentiamo molto più liberi!“.

Puoi leggere qui l’articolo originale: The Irish couple who became digital nomads in their 50s


Immagine di Copertina: Shutterstock


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