News dal Mondo dei Nomadi Digitali: Luglio 2018

Una raccolta di news e curiosità interessanti sul mondo dei nomadi digitali apparse questo mese sul Web

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Alberto Mattei: Sono il fondatore di Nomadi Digitali. Un progetto di comunicazione collaborativo e autofinanziato che nasce nel 2010 con l'obiettivo di diffondere anche in Italia la cultura del lavoro da remoto e del nomadismo digitale. Il mio obiettivo? Crescere un movimento di persone più libere e più felici per rendere il nostro mondo un posto migliore.

Pubblicato il: 31 Luglio 2018 | Categoria:

Che cosa è News dal Mondo dei Nomadi Digitali?

Quello dei Nomadi Digitali è un movimento globale in evoluzione e crescita continua. Ogni giorno nella rete vengono pubblicate migliaia di news, informazioni e curiosità che riguardano il mondo dei nomadi digitali. Spesso è veramente difficile rimanere aggiornati su tutto quello che avviene.

Per questo motivo ogni mese abbiamo deciso di creare questa rubrica, pubblicando una raccolta di curiosità e di news interessanti che sono apparse nella blogsfera e su diversi siti internazionali.


Ecco la raccolta di news e curiosità interessanti sul mondo dei nomadi digitali apparse questo mese sul Web



1) I Nomadi Digitali Sono Già il Futuro

In questo post pubblicato su Medium, Alex James Napier risponde a Paris Marx il quale, in un suo precedente articolo, affermava come il movimento dei nomadi digitali fosse nocivo per le comunità locali, sia in patria che all’estero.

Secondo Paris Marx chi è libero di vivere e lavorare ovunque non ha interesse a migliorare le comunità locali. Alex spiega invece come il nomadismo digitale sia uno stile di vita che ha già aiutato molti occidentali a diventare più sani, più felici, più soddisfatti e meno stressati.

Sicuramente bisogna acquisire maggiore consapevolezza di questo fenomeno e fare in modo che questo modello diventi inclusivo e contribuisca a migliorare, e non a peggiorare, il quadro sociale ed economico dei paesi che ospitano i nomadi digitali. Bisogna inoltre rendere il nomadismo digitale più accessibile alle persone in tutto il mondo, compresi i paesi in via di sviluppo.

Stigmatizzare il nomadismo digitale non è la risposta per affrontare i bassi livelli di inclusione sociale. Il nomadismo digitale può aiutare le comunità locali, anzi deve.

Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, c’è una carenza di talenti per sviluppare progetti innovativi. I paesi che eccelleranno economicamente sono quelli che capiranno come attrarre talenti, invece di costruire muri.

La scena dei nomadi digitali è giovane, acerba, imperfetta, ma può essere una grande opportunità per migliorare le comunità locali attraverso un processo di contaminazione, integrazione e trasferimento delle competenze digitali alle persone locali, attraverso luoghi e processi studiati ad hoc.

Puoi leggere qui l’articolo originale: Digital Nomads Are Already the Future


2) I “Nomadi Digitali” Spesso Sono Costretti a Lavorare Illegalmente nei Paesi che Visitano

In questo articolo pubblicato su “Quartz at Work” l’autrice Karoli Hindriks, CEO e Fondatrice di Jobbatical, mette in evidenzia uno spunto interessante su cui è giusto riflettere.

Oggi ci sono molti paesi dove è possibile viaggiare senza richiedere un visto. Ma questo è valido solo per i turisti che vogliono visitare il paese. Se invece si vuole soggiornare più a lungo e lavorare da remoto in un determinato paese, il processo per ottenere un visto di lunga durata diventa molto difficile se non addirittura impossibile. Soprattutto se il loro modo di lavorare non rientra nel tradizionale quadro di assunzione e di lavoro da ufficio.

Per i “nomadi digitali”, persone che usano la tecnologia per vivere e lavorare in tutto il mondo, questi processi sono particolarmente macchinosi.

Molti nomadi digitali che lavorano all’estero da remoto lo fanno, spesso involontariamente, illegalmente. Altri si trovano ostacolati da processi burocratici creati per un mondo pre-digitale.

Karoli Hindriks evidenzia come, trovare una soluzione a questo problema, per alcuni paesi potrebbe essere un’opportunità molto interessante per attrarre nuovi talenti invece di ostacolarli con le attuali regole arcaiche dei visti e regolamenti.

Il movimento dei nomadi digitali è in crescita ed evoluzione continua, questo significa che i governi globali dovranno adattarsi e abbracciare l’era del nomade digitale. Ora che le persone possono spostarsi facilmente dal punto A al punto B senza interrompere il loro lavoro, i governi perdono l’opportunità di tassare gli aspiranti lavoratori legali, offendo in cambio l’opportunità di rimanere legalmente e più a lungo nel loro paese.

Puoi leggere qui l’articolo originale: Digital Nomads” Often Resort to Working Illegally in the Countries they Visit


3) Il Lavoro da Remoto è il Miracolo Dimenticato della Mobilità

In questo articolo pubblicato su Forbes, la famosa rivista statunitense di economia e finanza, l’autore Mitch Turck evidenzia come nella continua ricerca di un trasporto più efficace e sostenibile si dimentica spesso che il modo migliore per ottimizzare la mobilità è cercare di renderla superflua.

In questo senso l’autore spiega perchè incentivare il lavoro da remoto sia un’ottima soluzione per ottimizzare la mobilità con zero costi infrastrutturali per il pubblico, zero speculazioni su tecnologie non collaudate e tempi di sviluppo pressoché nulli.

Lasciando infatti libere le persone di lavorare da casa o ovunque esse vogliano, senza costringerle a recarsi in ufficio ogni mattina, le comunità sperimentano immediati risparmi economici, riduzioni delle emissioni e al tempo stesso le aziende ne guadagnano in produttività. Il lavoro a distanza potrebbe infatti rappresentare l’unico strumento di mobilità per aumentare la libertà personale e contemporaneamente ridurre il consumo personale e l’impatto ambientale.

Puoi leggere qui l’articolo originale: Remote Work Is Mobility’s Forgotten Miracle


4) Per i Nomadi Digitali, il Lavoro è Dove si Trova il Portatile

In questo articolo apparso sul Washington Post, l’autore Mike Plunkett racconta i vari passaggi che hanno portato Gwendolyn DaSilva, il direttore marketing di un’azienda di Londra, a diventare una remote worker e nomade digitale.

La 41enne, nativa di Glasgow, ha rinunciato al suo stipendio a sei cifre e, dopo aver trascorso un anno in Corea del Sud insegnando inglese a scuola, è arrivata a Medellin, dove casualmente è entrata in contatto con una comunità locale di nomadi digitali.

E’ rimasta affascinata da questa filosofia di vita e di lavoro e ora Gwendolyn DaSilva insegna inglese da remoto ai bambini cinesi, attraverso un portale online e spende il resto del suo tempo a scrivere per il suo blog, a passeggiare per la città colombiana (dove a scelto di fare base) e a viaggiare quando ne ha voglia. In questo articolo vengono evidenziati anche alcuni spunti di riflessione sui vantaggi e gli svantaggi di vivere e lavorare da nomade digitale.

Puoi leggere qui l’articolo originale: For Digital Nomads, Work is Where the Laptop is


5) Vivere la Vita di Un Nomade Digitale

Un’articolo di Sania Gupta (Founder e CEO di Digital Kangaroos), pubblicato questo mese su Entrepreneur.com, evidenzia come diventare un nomade digitale significa prima di tutto ascoltare il proprio cuore.

Nell’articolo l’autrice riporta la testimonianza di Henrik Jeppesen, famoso blogger di viaggi danese e laureato in economia, che ha viaggiato in ogni paese del mondo con un budget ridotto e ha condiviso le sue esperienze attraverso il suo blog.

Anche se lo stile di vita di un nomade digitale è sostenibile e dinamico, ci sono tante cose che bisogna capire. Non si tratta semplicemente di cambiare il modo di lavorare, bisogna prima di tutto capire veramente cosa si vuole dalla propria vita, ascoltando la voce del proprio cuore. E’ importante capire se diventare un nomade digitale è qualcosa che si vuole davvero o semplicemente un’esigenza dettata dall’insoddisfazione personale e professionale.

La conclusione dell’articolo è abbastanza chiara: diventare nomade digitale è una scelta di vita che presuppone prima di tutto fare chiarezza su cosa si vuole realmente e cosa ci rende veramente più felici!

Puoi leggere qui l’articolo originale: Living the Life of a Digital Nomad


Immagine di Copertina: Shutterstock


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